Irons are control clubs. How far you hit a particular iron is irrelevant.
Philip Moore, The Mad Science of Golf
La versione breve di questo post è questa: i ferri sono strumenti di precisione, dove conta molto di più sapere la distanza che ciascun ferro ci permette di fare che non aggiungere qualche metro ai singoli ferri. Mooolto di più.
Per scendere nel dettaglio, dirò che sabato ne ho avuta la prova reale; ma per spiegarmi devo partire da lontano, ovvero da una decina di anni fa, quando il mio handicap e il mio gioco si erano sufficientemente stabilizzati e io avevo in testa dei numeri ben precisi per la distanza fatta per singolo ferro: 110 metri per il pitch, e da lì a salire di 10 metri per ferro, quindi fino ai 160 per il ferro 5. Qualche anno dopo, ovvero qualche anno fa, mi sono probabilmente allungato ancora un pochino e dunque partivo da 115. Per me questi erano numeri reali, gli stessi che ho usato in Campo pratica per illustrare come misurare la distanza effettiva con i ferri (e i legni).
Però… però la realtà, sempre molto prosaica e sempre poco disposta a negoziare, mi è venuta incontro. Nelle ultime settimane mi ero reso conto che quelle distanze non erano reali – rimanevo troppo spesso corto nei colpi al green –, e che ragionare sulla base di quelle mi avrebbe portato (mi portava, a dirla tutta) più danno che altro.
Allora venerdì scorso, il giorno prima della gara, ho fatto qualche buca per conto mio, con lo scopo specifico di misurare le distanze effettive che i miei ferri facevano. Mi stavo creando nella testa dei numeri nuovi, più bassi rispetto a quelli detti prima. Alla buca 14 mi sono messo a 110 metri esatti dalla bandiera, ho tirato un ottimo pitch che ha colpito l’asta ed è entrato. Al di là della sensazione magnifica della palla che incoccia il metallo, quello è stato il punto di svolta, perché mettendo insieme tutto quello che sapevo ho “deciso” che le mie distanze attuali con i ferri sono di 108 metri con il pitch e poi salgono di 9 metri per ferro (117 ferro 9, 126 ferro 8 fino ai 153 del ferro 5; a loft più bassi anche la dispersione cresce, ma per ora ho scelto di ignorare questo fatto per non complicarmi troppo la vita). Di fatto si tratta di parecchi metri in meno rispetto ai numeri che avevo in testa prima, ma sono distanze reali.
A corollario, sabato prima della gara in campo pratica prendevo un ferro e prima di tirarlo ripetevo a voce alta (fatto del tutto insolito per me) i metri che avrei fatto. Sono convinto di aver trovato una risposta efficace al mio gioco attuale. (Forse come conseguenza, il mio handicap attuale è il più basso di sempre, 2.0).
Ora, se penso che quando sono a 135 metri il bastone ideale è un ferro 7, mentre prima lo ritenevo un 8, certo il mio ego ne esce un pochino bastonato; ma la sicurezza che deriva dal fatto di prendere più green più che compensa quel danno.
Quindi il suggerimento è quello di predisporre una sessione in campo (non in campo pratica, perché le palline devono essere il più possibile simili a quelle che usiamo di solito; ovviamente con tutte le cautele del caso, sia per non creare intoppi nel gioco e badando a riparare tutti i pitch mark provocati) per misurare le distanze effettive che facciamo con i ferri. Il nostro gioco ringrazierà.