Nov 15

Nota di avvertenza per il lettore: la traduzione di questo volume è a mia cura, e Yuri Garrett, il deus ex machina di Caissa Italia, mi ha anche accollato l’onore di scriverne la Prefazione. Potrebbe intendersi dunque che in questo caso me la canto e me la suono; cionondimeno qui intendo unicamente parlare delle qualità del libro di per sé.

Paul Runyan aveva un problema. Basso di statura (un metro e settanta), era nella parte inferiore delle distanze rispetto ai colleghi; ma aveva un gioco corto micidiale, demolente per gli avversari. (Del resto il suo soprannome Little Poison, letteralmente “piccolo veleno”, dice già moltissimo.) Questo anche perché fin da ragazzo vi aveva lavorato in maniera instancabile, dal momento che aveva capito molto presto che se voleva avere qualche successo nel golf sarebbe stata quella l’unica maniera per compensare la mancanza di lunghezza.

E proprio i segreti del gioco corto sono l’oggetto del libro. Little Poison propone la sua tecnica per il putt, il chip, gli approcci e i colpi dal bunker; ci spiega il perché delle cose e ci guida alla risoluzione dei problemi (che tutti abbiamo) relativi al gioco corto.

E tuttavia c’è in questo volume molto di più: perché Runyan è sì un ragionatore brillante, ma si rende conto in maniera lucida che la logica non è sufficiente. Dal momento che il golf è tanto scienza quanto arte, sa bene che noi possiamo misurare fino alla nausea, però senza la parte artistica – che è poi la magia assoluta dello sport più bello del mondo – non andremmo molto lontani. Runyan ci guida anche in questo, accompagnandoci così verso un gioco completo e dunque più godibile.

Questo libro è l’ideale completamento delle inarrivabili Cinque lezioni di Ben Hogan: perché Mr Hogan ci ha spiegato tutto dello swing pieno, tanto che ancora oggi, a quasi settant’anni dalla pubblicazione, quel libro viene citato da maestri illustri ai quattro cantoni del globo; e Paul Runyan ci dice tutto, ma proprio tutto, quello che vorremmo sapere di quella parte del gioco che troppo spesso viene trascurata, ovvero il gioco dai sessanta metri in giù. Che è quella parte di gioco di fondamentale importanza per la stragrande maggioranza dei golfisti, ovvero per tutti coloro che non sono all’inizio né hanno un handicap a una cifra bassa (perché in entrambi questi casi il gioco lungo ha certamente più peso).

I due libri, poi, sono legati a filo doppio dalle illustrazioni di Anthony Ravielli, maestro nel tradurre in immagini le parole.

In poche parole: il lettore ricaverà da queste lezioni innumerevoli spunti pratici per il suo gioco corto. Questo è un libro che non ha tempo, non ha scadenza e non invecchia: perché cambiano i sistemi, il gioco evolve e muta anche la maniera in cui il golf viene insegnato e quindi giocato, ma i principi rimangono saldi e immutabili come una roccia dolomitica.


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