Cortese superiore

La Piatta – la mia seconda casa di fatto, la mia prima nell’animo – si presenta così:

Ma, se non fosse per il nostro padrone di casa, persona che ha sempre vissuto qui e ama e difende questi boschi e queste montagne perché compongono la sua essenza, si presenterebbe così:


Il Cortese superiore (Cortes, come dicono qui, dove la o si legge come la u italiana) è un gruppo di case ormai abbandonate. Le ultime persone che vivevano qui sono andate via nei primi anni Settanta del secolo scorso (sabato scorso, visitando queste mura diroccate, ho trovato un brandello di calendario del 1973 che parlava da sé). Oggi ci trovi anche un cartello “Vendesi” ma io mi chiedo chi vorrebbe mai, anche gratuitamente, caricarsi di un fardello di legna verde come questo?

Ad ogni modo ho visitato questo luogo, che si trova a 23 minuti di cammino dal mio “nido”, con il rispetto che si deve al nostro passato, come se fosse un antico maniero carico di storia (come in effetti è, sia pure quella con la s minuscola), come se fosse l’imponente castello di Montemale di Cuneo. Mi sovvengono le parole di Bernardo di Chartres:

Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, ed è per questo che possiamo vedere un po’ più lontano rispetto ai nostri avi.

Mentre ero accanto e dentro a quelle mura ho pensato a chi è nato lì, a chi ha vissuto lì, a chi lì è morto. Alle sofferenze patite, alle piccole gioie, al lavoro, alle feste, al ritmo della vita grama di allora. Persone che non ho conosciuto mai, persone che forse qualcuno oggi – pochi – ricorderà ancora. Persone che sono poco più di un nome e una croce in un cimitero.

Un piccolo mondo che è finito per sempre. E meno male, per tanti aspetti; però mi sarebbe piaciuto poter parlare per un momento con quelle persone, tributare loro il rispetto che avrebbero meritato, ringraziarle per essere passate per queste valli, per aver lasciato piccoli segni del loro passaggio.

E casa nostra! Casa nostra sarebbe oggi esattamente così se non fosse per il nostro padrone di casa, un moderno custode del tempo che fu. Invece è un “nido” per una famiglia, un luogo di partenze e di ritorni, un luogo dell’anima, un luogo della felicità e del pensiero. No, decisamente non sono cose piccole.

Commenti

Alessandro ha detto:

Bella pagina, belle parole… In pochi ricordano questi luoghi, vissuti per anni e anni, e ora tanti posti sono completamente in rovina, o anche andati completamente distrutti. E’ molto triste, possibile che si dia così poco valore alle proprie radici molte volte?
Grazie per aver condiviso questa pagina!

Alessandro

giannidavico ha detto:

Alessandro,

è possibile, certo – tant’è vero che accade.

Ma è possibile pure la strada inversa, come la mia (e di tanti come me) che partono dalla città per andare verso la montagna, la solitudine, una vita certamente più difficile ma altrettanto vera e sana.

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