Categoria: Poesie

Campanelle, passeri e lebbrosi

Come era possibile che io, proprietario di un appartamento, di un BMW che usavo solo per andare in ufficio, di alcuni abiti firmati, vari conti in banca piuttosto pingui, una moglie o ex moglie molto bella e un bimbo che cominciava adesso ad affacciarsi alla vita, non fossi stato in grado di mantenere la felicità? E invece una ragazzina con una campanella cucita nei vestiti, un cane che la seguiva dappertutto e un paio di calzini colorati sembrava imbattersi in lei a ogni istante? (Eloy Moreno, Ricomincio da te, p. 286)

Si può prendere la felicità
per la coda come un passero.
Si possono dimenticare i debiti
che abbiamo con il mondo.
Un lampo di beatitudine
non offende il nostro vicino.
Lui dorme sulla panchina,
il passero gli vola intorno.
Lui sogna il lebbroso
ma sentiamo che il suo male
non è contagioso.

(Leonardo Sinisgalli, Il passero e il lebbroso)

Eugenio Montale, Per finire

Raccomando ai miei posteri
(se ne saranno) in sede letteraria,
il che resta improbabile, di fare
un bel falò di tutto che riguardi
la mia vita, i miei fatti, i miei nonfatti.
Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere
ed è già troppo vivere in percentuale.
Vissi al cinque per cento, non aumentate
la dose. Troppo spesso invece piove
sul bagnato.

Eugenio Montale, Per finire, in: Diario del ’71 e del ’72, Milano, Mondadori, 1973.

Camillo Sbarbaro, “Padre, se anche tu non fossi il mio”

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
dal quel cattivo ch’era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.