L’approccio intimista e l’approccio sociale

Anni di grandi incertezze, questi. Pochi soldi che girano, forse poco entusiasmo, naturalmente paura per l’avvenire. Ognuno reagisce alla sua maniera, ma oggi vorrei analizzare un paio di approcci alla questione: il primo che potremmo definire “intimista” e il secondo che potremmo definire “sociale”.

L’approccio intimista è quello che mi contraddistingue. L’idea base è che l’equilibrio dentro di me è il primo ingrediente necessario per una vita sana e felice: aiutare gli altri è fondamentale, ma può venire solo dopo che mi sono aiutato da solo, che ho trovato la mia strada. E allora mi verrà naturale, e sarà fonte di gioia, andare verso l’altro da me e dare al mondo tutto quello che posso – e che, del tutto immodestamente, credo essere molto.

È la stessa visione della vita – o una simile, comunque – che ha Simone Perotti, e che ha uno stuolo di blogger giustamente famosi come – solo per fare un paio di nomi – Chris Guillebeau e Leo Babauta.

In poche parole la formula è più o meno questa:

equilibrio interiore > felicità interiore > felicità per gli altri

L’approccio sociale è quello del mio amico e socio Valter, il quale si danna l’anima per vedere riconosciuta la giustizia in tante forme grandi e piccole. Il senso di giustizia universale è ben radicato in lui: questo lo porta a organizzare dibattiti, tenere banchetti e in generale dedicare tempo ed energie a temi che oggi possono magari valere poco, ma che domani varranno certamente molto.

Io lo ammiro per questo, così come ammiro tutte le persone che dedicano il loro tempo a cause in cui credono.

In questo caso la formula è fatta grossomodo così:

felicità per gli altri > felicità interiore > equilibrio interiore

Una risposta non è necessariamente meglio dell’altra. Sono – credo – due maniere di reagire ad un mondo in cui non ci sentiamo esattamente a nostro agio, un mondo fatto più di giorni dispari che di giorni pari, di “renderlo migliore”: nel primo caso dall’interno, dal sé, e nel secondo in senso più ampio e lato, dall’esterno, dalla società, dall’altro da sé.

Personalmente credo che la mia felicità dipenda esclusivamente da me stesso, da ciò che faccio, penso e dico; ma allo stesso tempo sono ammirato da chi, come Valter, si applica con semplicità e forza per fare cose a vantaggio degli altri.

Commenti

Marta Gazzola ha detto:

Grazie per il post, molto chiaro.

Secondo me bisogna seguire entrambe le vie, la felicità personale sta nel mezzo non per niente. Forse le relazioni tra le tre sfere non sono di causa-effetto, ma più profonde.

Sto cercando di abbracciare il primo approccio “a casa” ed il secondo “sul lavoro” (per quanto ancora rimarranno due ambiti separati della mia vita?) ma anche io ho una tendenza a preferire il primo approccio, se non altro perché è meno frustrante.

Simone ha detto:

Ciao,
grazie per queste tue parole che condivido pienamente.
Credo che lo scopo di ogni uomo sia quello di far crescere la propria coscienza. La coscienza non è a mio parere una cosa astratta, ma al contrario una cosa reale, tangibile, misurabile, è tutto ciò che abbiamo a disposizione per poter stare nel giusto e naturale equilibrio con noi stessi, con gli altri, con il mondo che ci circonda e con ogni accadimento della vita stessa. Grazie, un saluto.

silvina ha detto:

caro gianni
penso che in modo così palesemente e lampantemente chiaro hai esposto quelle che possono essere definite ‘le due facce di una stessa medaglia’, bisognerebbe, come ha detto chi ha scritto prima di te… In questo momento, non so per quella ‘faccia’ propenderei, ma sono _quasi_ convinta che se hai l’equilibrio (chiamala pure ‘felicità) dentro, non te lo toglie nessuno. Un caro saluto da Loano

Fabrizio ha detto:

Schematicamente la rappresentazione che è stata data mi trova concorde.
Il mio commento sarà banale forse ma tende a sottolineare come il cd “approccio sociale” è dettato principalmente da quella spiccata sensibilità che alcune persone hanno nel vedere altri loro simili soffrire per un qualcosa che non è dato loro di godere: la libertà!
Libertà di scelta, di parola, economica, di religione etc. etc.
E se volete anche dalla considerazione che se non si lavora per una “omologazione” dei diritti per tutti quanti, anche i nostri diritti ormai acquisiti non sono poi più di tanto al sicuro.
E’ un discorso olistico dove l’inizio e la fine si confondono e si uniscono in un solo punto dal quale è difficile scorgere l’incipit.
L’approccio intimista è considizione essenziale per sentire la nostra specificità di essere umano individuale e sentire inoltre compassione verso i nostri simili ed essere quindi empatici trasmettendo le nostre passioni con slancio ed equilibrio.

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