Sono perline per turisti. (Myself included.)
Già, nel bel mezzo della cena loro si mettono a cantare in corso, accompagnati dalle chitarre, e con i figli. E lo fanno tutte le sere, per tutta la stagione turistica.
Ma li conosco da anni. Vedo, so che sono cose in cui credono. Da Batista capitano le stesse cose, precise; e io Batista lo conosco bene, è una cosa fatta per lavoro ma prima di tutto perché navigare necesse, vivere non necesse.
Non importa sapere precisamente chi sono loro. Importa invece dire che tu sei lì. La valle del Taravu a fare da sfondo alla cena, la sera che giunge e – come mi accade in questi casi – loro iniziano a cantare e gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Cantano in corso, ovviamente; ma anche in italiano, e in spagnolo. Potrebbero benissimo cantare in piemontese, perché non ci sono confini tra le lingue regionali.
Io sono sensibile a questi temi. La lingua, l’identità, il fare veramente le cose che vuoi, l’esprimere veramente quello che sei. Tout se tient, alla fine.
Alla fine conta tutta la gente del mondo, i pensieri, le emozioni, le idee, la forza delle mani. Tutto il resto sono storie, sciocchezze.
Perline per turisti. Già. Avercene, di perline come queste.
Commenti
Ho letto con curiosità questo post perché ormai alcune cittadine e le coste corse le conosco bene… a Calvi mi sento un po’ a casa (ci torno proprio domani)… Così, sul mio blog già un anno fa ho scritto due articoli sul paesaggio della Corsica, con riferimenti anche a impressioni e accenni storici… Considerata inoltre la passione per le lingue ancestrali (trovo questa definizione più appropriata), suggerisco la lettura di tre articoli (sempre sul mio blog) on intervista al professor Gilardino, esperto sul tema…