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Il viaggio di Daniel

Be’, il post di oggi è facile. Praticamente si è scritto da solo.

Oggi si parla del viaggio di Daniel Tarozzi attraverso l’Italia. Ora, quel che sta facendo lui è bellissimo e pieno di significato: percorre l’Italia a incontrare il cambiamento, ovvero quelle persone che credono che cambiare sia prioritario rispetto al lamentarsi. (Ha incontrato anche me, anche se io mi sento pieno di dubbi e domande che non trovano risposte, e pur se penso che le domande siano prioritarie avverto che qualcosa manca.)

Il cambiamento inizia spalando il letame, dice Daniel. Che sia una metafora o che si possa applicare alla vita reale, è comunque un’osservazione corretta. Quanto letame nelle nostre vite, quante abitudini da grattare via!

Il viaggio di Daniel, Daniel stesso e le tante persone che Daniel incontra ci possono insegnare tante cose. Mi ripeto, ma direi che le cose stanno proprio come dice Jovanotti:

un mondo vecchio […] continua a leggere »

Ci siamo davvero

Allora, il progetto è una sorta di uovo di Colombo. Nelle sue parole:

Ci sono molti libri che raccontano le singole esperienze, ma manca qualcuno che le metta in relazione, le incornici, le unisca tra loro. Senza pregiudizi e senza esserne un portavoce.

Chi parla è Daniel Tarozzi, “nostro” direttore, che da pochissimi giorni è partito per un viaggio di cinque mesi alla scoperta dell’Italia che cambia. Ovvero, l’idea è quella di incontrare quelli che lui chiama gli “agenti del cambiamento” per raccontarne poi in un libro le storie, a beneficio di coloro che vorrebbero ma non possono, potrebbero ma non vogliono, potrebbero e vogliono eccetera.

Già, perché alla fine tutto ruota intorno al cambiamento, intorno al mettersi in gioco, all’andare incontro alle proprie paure e ai propri sogni, nel rischiare qualcosa per essere in pace con se stessi.

Daniel sta facendo tutto questo.

E domenica ci incontreremo nel mio angolo di paradiso tra i monti.

È troppo facile e troppo scontato augurarti buon viaggio, Daniel, anche perché so che lo sarà, a prescindere. Già, […] continua a leggere »

Un passo dopo l’altro

Ho parlato spesso, qui e altrove, del mio mal di Corsica, un sentimento che è ormai vecchio di dieci anni e pertiene senza dubbio alla mia mitologia personale.

Ma tra tutte le attività che si possono fare qui, quella che di gran lunga preferisco è il camminare. Il mio è un trekking alla buona: scarpe da ginnastica, macchina fotografica, acqua q.b. e via.

E perché cammino? Cammino per vedere scorci stupendi, invisibili se non a chi cammina a lungo, certo; cammino per mettere in ordine i pensieri, si capisce; cammino per il benessere psicofisico, ovvio. Ma in realtà cammino soprattutto per il camminare.

Percorrere una parte infinitesima della ragnatela che compone i mille sentieri della Corsica è un’attività autotelica, fine a se stessa, che in se medesima ha il suo compimento e tanto basta.

E, alla fine, tutto questo camminare mi sembra un’ennesima metafora della vita. Dove andiamo, una volta fatti tutti i conti? E non è forse vero che andiamo solo per andare e dove andiamo, alla fine delle fini, non […] continua a leggere »

Tu andrai oltre

Arrivai a quarant’anni e mi sembrò di non avere più obiettivi. Mi pareva allora che qualunque cosa facessi non mi portasse da nessuna parte.

Ma poi sono successe cose meravigliose e incredibili, soprattutto dentro di me, cose che non immaginavo nemmeno potessero accadere. Una nuova libertà interiore, il lavoro rivoltato e ripreso da zero, il libro. Eccetera.

Progetti, attività, cose. La gioia del fare e del pensare. E anche del non fare.

Non fare che è collegato alla fine di quella spinta positiva. I quarant’anni sono il periodo migliore della vita, penso ora – solo che sono brevi. Ora che i quarantacinque incombono – non conto i giorni, ma davvero non sono molti – ho bisogno di progetti nuovi, spinte nuove, nuove realtà (vere o immaginarie, non fa differenza).

L’ho fatta lunga, ma il succo di tutta la storia è questo: non importa quanto la vita ti porti in basso e/o in luoghi di poco significato, tu troverai sempre – a volerlo – […] continua a leggere »

Il mondo è piatto

In un giorno qualunque, lungo l’anno scolastico, verso l’ora di cena la mia primogenita e io comunichiamo tramite Skype. Lei per esempio mi avvisa quando la mamma le dice che è pronta la cena. Io sono nel mio studio e lei è in camera sua, a dieci metri circa di distanza.

(Del resto i discorsi normali della gente comune sono questi, come dice – bene – Jovanotti:

come stai quanto costa che ore sono
che succede che si dice chi ci crede
e allora ci si vede.)

In questi giorni, giorni qualunque del mese che più amo dell’anno, lei e io comunichiamo tramite Skype, e lei mi dice per esempio che cosa ha mangiato, oppure mi manda una foto appena scattata col suo iPod di cui è orgogliosamente felice. Ma siamo a 8mila chilometri circa di distanza km e 6 ore di fuso orario.

Le distanze sono annullate per le piccole cose come per le grandi. Il concetto stesso di distanza perde di significato, o quantomeno lo varia di un bel po’.

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La vita 2.0 rallenta

Questo blog è nato, grazie ad una intuizione del nostro direttore, come una sorta di appendice al mio libro: da oltre un anno racconto qui le mie emozioni, parlo di “trucchi” per rendere più efficace il tempo lavorativo, scrivo delle contraddizioni in cui viviamo eccetera.

Questo blog segue, anche, le stagioni. E l’estate alle porte richiede letture leggere.

Questo blog, insomma, rallenta. Da oggi a settembre la cadenza sarà bisettimanale. Continuerò a raccontare quel che mi succede, cercando di trasmettere valore – ma soprattutto emozioni – a chi mi legge, solo in una maniera un pochino più rilassata.

Ai miei venticinque lettori auguro un’estate felice!

Tra i lillà delle ville

Oggi niente filippiche a riguardo della vita sui monti, lo stress della città eccetera.

Ieri dopo cena ero molto stanco, e Michela mi chiede di fare una passeggiata. Puoi dire no? Vuoi dire no?

Luciano Erba:

perché non io lungo lo stradale
almeno fino al passaggio a livello
tra i lillà delle ville
della valle del Tanaro
le mie figlie per mano
le scarpe bianche di cuoio
la cintura al buco più largo
perché non io
dopopranzo la sera

Ieri sera era così. La mia figlia piccola per mano, l’aria calda di una sera di maggio, la vita stessa che mi parla con le parole di una bambina.

Paesaggire a Buggio

Buggio, frazione del comune di Pigna, in provincia di Imperia, è un paesino a una mezzoretta dal mare dove non ci passi per caso, ci devi proprio andare a bella posta. Sì, perché durante la seconda guerra mondiale c’era il progetto di costruire una strada che attraversasse le montagne verso la valle del Roya, a difesa dei nostri confini; ma poi la guerra finì e della strada rimasero solo i primi tornanti.

Fa parte di quella “Liguria del silenzio” da scoprire andando piano, magari sbagliando strada, comunque con l’idea di restare fuori dalle vie principali di comunicazione. (D’inverno è certamente più semplice.)

Ho pensato anche al Diavolo sulle colline di Pavese:

Mi tornò in mente nel buio quel progetto di traversare le colline, sacco in spalla, con Pieretto. Non invidiavo le automobili. Sapevo che in automobile si traversa, non si conosce una terra.

Ho parlato con qualche anziano del paese. […] continua a leggere »

Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale

 

Ho parlato qui spesso delle “mie” montagne (più “in prestito d’uso” che “mie”, in realtà: mi impegno a riconsegnarle alla generazione dopo di me in uno stato almeno un po’ migliore rispetto a come le ho trovate). Ora, grazie all’amico Alberto Guggino, dalla cui semplicità e ostinata pazienza imparo anche senza rendermene conto, mi sono imbattuto in questo progetto, che a un tempo mi fa pensare alle montagne, ai nostri figli, all’armonia con la natura e alla giustizia.

L’idea – folle: ma aut insanit homo aut versus facit, e poi senza follia come potremmo progredire? – è di creare una catena umana lunga 50 chilometri, dal centro di Torino fino a Susa, per tre minuti in un giorno ancora da stabilire. Le centomila mani – che sanno di pane – saranno figura, nel senso auerbachiano del termine, della riconciliazione – oggi non più procrastinabile – dell’uomo, di noi, con l’ambiente.

Perché questo progetto? Lo spiega il sito:

perché se la terra della Valle non respira, soffoca la città con tutti i suoi abitanti.

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Ramón Ángel Jara Ruz, Retrato de una Madre

Hay una mujer que tiene algo de Dios por la inmensidad de su amor y mucho del ángel por la incansable solicitud de sus cuidados.

Una mujer que siendo joven tiene la reflexión de una anciana y en la vejez trabaja con el vigor de la juventud.

Una mujer que si es ignorante descubre los secretos de la vida con más acierto que un sabio y si es instruida se acomoda a la simplicidad de los niños.

Una mujer que siendo pobre se satisface con la felicidad de los que ama y siendo rica daría con gusto su tesoro por no sufrir en su corazón la herida de la ingratitud.

Una mujer que siendo vigorosa se estremece con el vagido de un niño y siendo débil se reviste a veces con la bravura del león.

Una mujer que mientras vive no sabemos estimar porque a su lado todos los dolores se olvidan, pero después de muerta daríamos todo lo que somos y todo lo que tenemos por […] continua a leggere »