È profondamente sbagliato


Nella mia cittadina – di fatto un paesone sonnolento di 35mila e rotti abitanti, la tipica provincia italiana – giusto una settimana fa ha aperto un ipermercato, con tanto di costruendo McDonald’s nei paraggi, parcheggi che sono distese infinite di auto e così via.

(La prima volta che misi piede in un ipermercato Auchan, forse vent’anni fa, mi sentivo felice e parte di un movimento che creava il futuro. Ma quando alle casse vidi tutte quelle borse di plastica che potevi prendere liberamente e gratuitamente, io che sono cresciuto in un negozietto di cento metri quadri dove i rapporti umani avevano un valore, un peso, un significato, mi sembrò subito che ci fosse qualcosa che non andava. Non capivo bene, ero confuso, ma sapevo che c’era qualcosa di sbagliato.)

Meno di tre mesi fa, proprio ai confini di Chieri, aveva aperto un altro centro commerciale. È una guerra tra giganti, perché i centri commerciali chieresi sono ora almeno quattro (e sto contando solo i grandi, ed è possibile che ne dimentichi qualcuno).

Tutto ciò è profondamente sbagliato.


Soprattutto nel caso dell’Ipercoop, essa viene di fatto a cambiare la geografia della città, che ora vi ruota intorno. Una città di origini romane e dalla salda tradizione medievale ruota intorno ad un McDonald’s.

E ne cambia anche l’economia, ovviamente: perché dà una grossa spallata agli esercizi commerciali del centro. Alla vita di una città. Insomma si privilegia una certa idea di progresso rispetto all’identità di un luogo.

(La concorrenza è sana, sparare alle formiche col cannone non è lecito.)

Il non-luogo per eccellenza contro i luoghi dell’esistenza. Un luogo di incontro era un piazza? Ora è un centro commerciale.


Il denaro non ha odore né colore, si sa. Ma questa decisione la pagheremo noi negli anni a venire, la pagheranno i nostri figli, la pagheremo tutti.

Il mio potere nei confronti di questo gigante è nullo. Ma io non ci metto piede. È la mia maniera di far sapere alla proprietà che io non sono d’accordo. Non se ne accorgeranno nemmeno, ma questa è la mia disobbedienza civile.

Commenti

Paolo ha detto:

Si è vero, i centro commerciali sono luoghi ameni, in cui ci si sente nessuno. Chissà quando in epoca medievale si è passati dal mercato a cielo aperto all’ala coperta… che poi era probabilmente più un’esigenza climatica che altro. Be dai, almeno è coop e non qualche altra cosa completamente priva di un’etica; però è vero, manca il rispetto dell’identità dei luoghi

[…] entrato per la prima volta all’Ipercoop di Chieri a fare la spesa, quel luogo di cui parlai qui. Con mia figlia piccola, perché da solo col cavolo che ci sarei […]

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