Tag: contraddizioni

Strade innevate vs. i nostri regnanti

La strada statale 548 della Valle Argentina, nel tratto tra Badalucco e Molini di Triora, che poi diventa strada provinciale 52 fino a Triora, in provincia di Imperia, attraversa l’omonima valle in un paesaggio incantevole e quasi fiabesco.

L’ho percorsa lunedì pomeriggio con la famiglia, in una gita in quei luoghi magici. Aveva nevicato la notte prima e la mattina stessa, e per la strada erano passati sì, ma sommariamente, gli spazzaneve; e tuttavia non era stato sparso il sale. Il motivo – che potevo facilmente capire da solo – me l’ha detto una signora che conduce un piccolo negozio di alimentari in quei luoghi: non ci sono soldi per queste cose.

(E tra parentesi: non sono incantevoli le botteghe di questi paesini? Contro ogni logica economica, resistono all’avanzata dei maxi-scatoloni ora noti come “parchi commerciali” – cambiare nome alle cose per mascherare la realtà è un trucco ben noto da millanta anni.)

Ora, i temi di lunedì erano due: l’abdicazione del papa e lo scontro Berlusconi-Monti. […] continua a leggere »

Tempi moderni

Dunque, io credo che stiamo sbagliando.

E ne ho le prove. Sì, ne ho le prove, anche se non so chi sono i colpevoli.

Ieri sera sono entrato per la prima volta all’Ipercoop di Chieri a fare la spesa, quel luogo di cui parlai qui. Con mia figlia piccola, perché da solo col cavolo che ci sarei andato.

Le pere sono di plastica e sono confezionate quattro a quattro, tutte uguali. Quattro a quattro, tutte uguali.

I percorsi all’interno di questo centro commerciale sono prestabiliti. Tu vai dove vogliono che tu vada. Loro. Loro sono i colpevoli.

L’atmosfera è amichevole, tutto è fatto a bella posta per farti comprare.

Ma le pere, in natura, non sono tutte uguali!

Ora, io penso ad un dialogo tra Tavo Burat e un pastore in questo bel DVD (ne ho parlato qui):

L’eva mineral a costa anco’ pù che ‘l làit… […] continua a leggere »

Non puoi dire che non lo sapevi

Torino centro, venerdì 10 agosto di primo mattino. Un signore trova una multa alla sua macchina parcheggiata in divieto e inizia ad inveire con i due vigili lì vicini:

Per tre minuti! Il 10 agosto! Con le quattro frecce ecc. ecc.

Io, che sono maniacale nei parcheggi, nelle strisce eccetera (in effetti mi piacerebbe fare il cìvich ma diventerei antipatico a troppi) avrei voluto andare ad esprimere la mia solidarietà a quei due vigili.

Se tu parcheggi in zona vietata in un momento in cui basta fare il giro dell’isolato per trovare (gratuitamente) fior di posti – le città ad agosto non sono più deserte come ai tempi della nostra infanzia, ma certamente agosto non è paragonabile a qualunque altro mese dell’anno, da questo punto di vista –, allora assumiti l’onere del dover pagare 50 euro (o quale che sia l’importo della multa) in cambio di quel rischio.

(O pretendi che il parcheggio per la tua auto ti sia garantito sempre e comunque sotto casa?)

Ovvero, sii responsabile delle tue azioni. Vuoi fare il furbo? E sia, però se ti […] continua a leggere »

Contraddizioni

Lui è un mio conoscente, una brava persona che non ha risorse economiche se non la sua forza lavoro.

Qualche mese fa ha perso il lavoro. Storie come tante, niente di nuovo in tutto questo.

Farebbe qualunque lavoro, ma non trova. E chi trova oggi, di grazia? Chi investe nel futuro degli altri?

Ora mi dice che ha trovato un lavoro per quindici giorni, e gli danno quattro [sic] euro l’ora: ogni minuto, infallibilmente, quasi sette centesimi vanno a rimpinguare il suo portafoglio.

Una persona di cinquant’anni che lavora per quattro euro l’ora.

Qui è tutto sbagliato, qui è tutto da rifare.

Quattro euro l’ora è un insulto, ma tu devi mangiare e accetti. Sei costretto ad accettare. Speri in tempi migliori, non hai tempo per la filosofia.

Quattro euro l’ora.

Ieri pomeriggio sono stato a Torino – un tempo abitudine quotidiana, ora ogni volta mi pare un vero viaggio – e il parcheggio costa due euro e mezzo l’ora.

In soldoni la società […] continua a leggere »

Fuochi in dicembre

La sera del 31 dicembre a mezzanotte ci sono stati, come di consueto, gli augurali fuochi artificiali: per divertimento, per tradizione, per confidare in un nuovo anno migliore di quello appena passato. Niente di nuovo fino a qui.

Ma sono durati molto poco – o, almeno, questa è l’impressione che ho avuto io. Rispetto ai miei ricordi degli anni precedenti, dove continuavano per un bel po’, dopo mezz’ora era finito tutto. E anche i giorni prima i fuochi si sono sentiti pochissimo; lo stesso nei giorni seguenti.

È vero che ci sono stati regolamenti e ordinanze, divieti e sequestri che hanno rallentato la vendita e l’uso, ma io ho interpretato questa differenza – assolutamente evidente ai miei occhi – come segno della crisi generale, o più specificatamente della sfiducia nell’avvenire che ci attanaglia.

Ora ogni singolo euro conta, ora si fa attenzione a tutte le spese e in generale non c’è troppa voglia di fare festa.

Eppure… eppure è iniziato un anno nuovo ma il primo gennaio è anche “solo” il giorno dopo il 31 dicembre. Siamo […] continua a leggere »

Se non ci vediamo più prima di Natale…

“Se non ci vediamo più prima di Natale” eccetera eccetera. Quante volte sentiamo questa frase in questi giorni? (Lunedì me l’ha detto una signora in un ufficio, una persona che non avevo mai visto prima in vita mia.)

E cosa dire degli auguri mandati alla propria rubrica? E di quelli alle mailing list? Sono auguri, quelli? È Natale, quello?

Se non ci sentiamo più, niente! Non ci siamo visti per otto anni forse prima di oggi, anche se non dovessimo vederci per i prossimi tre giorni il mondo non crollerà.

Detto questo, gli auguri fanno piacere a tutti – ma se sono fatti alla persona e non all’universo mondo. Se non ci sentiamo più, cari i miei venticinque lettori, niente. Sarò sempre felice di ricevere degli auguri mandati a me di pirsona pirsonalmente, così come di farli; ma anche se non li ricevo da tutto il mondo non mi offenderò.

È profondamente sbagliato


Nella mia cittadina – di fatto un paesone sonnolento di 35mila e rotti abitanti, la tipica provincia italiana – giusto una settimana fa ha aperto un ipermercato, con tanto di costruendo McDonald’s nei paraggi, parcheggi che sono distese infinite di auto e così via.

(La prima volta che misi piede in un ipermercato Auchan, forse vent’anni fa, mi sentivo felice e parte di un movimento che creava il futuro. Ma quando alle casse vidi tutte quelle borse di plastica che potevi prendere liberamente e gratuitamente, io che sono cresciuto in un negozietto di cento metri quadri dove i rapporti umani avevano un valore, un peso, un significato, mi sembrò subito che ci fosse qualcosa che non andava. Non capivo bene, ero confuso, ma sapevo che c’era qualcosa di sbagliato.)

Meno di tre mesi fa, proprio ai confini di Chieri, aveva aperto un altro centro commerciale. È una guerra tra giganti, perché i centri commerciali chieresi sono ora almeno quattro (e sto contando solo […] continua a leggere »