La sera del 31 dicembre a mezzanotte ci sono stati, come di consueto, gli augurali fuochi artificiali: per divertimento, per tradizione, per confidare in un nuovo anno migliore di quello appena passato. Niente di nuovo fino a qui.
Ma sono durati molto poco – o, almeno, questa è l’impressione che ho avuto io. Rispetto ai miei ricordi degli anni precedenti, dove continuavano per un bel po’, dopo mezz’ora era finito tutto. E anche i giorni prima i fuochi si sono sentiti pochissimo; lo stesso nei giorni seguenti.
È vero che ci sono stati regolamenti e ordinanze, divieti e sequestri che hanno rallentato la vendita e l’uso, ma io ho interpretato questa differenza – assolutamente evidente ai miei occhi – come segno della crisi generale, o più specificatamente della sfiducia nell’avvenire che ci attanaglia.
Ora ogni singolo euro conta, ora si fa attenzione a tutte le spese e in generale non c’è troppa voglia di fare festa.
Eppure… eppure è iniziato un anno nuovo ma il primo gennaio è anche “solo” il giorno dopo il 31 dicembre. Siamo sempre noi, ed è sempre tempo di progettare e di fare – di fare soprattutto, di non lasciare che i progetti durino un giorno e poi ritornino nel campo dei sogni impossibili.
Insomma i fuochi, quest’anno, sono durati poco. Ma dentro di noi abbiamo ancora tutte le risorse per fare e costruire. Dureranno? Serviranno? Dipende solo da noi.
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