Lo scopo del lavoro è – dovrebbe essere, almeno (ahimè, non per tutti è così) – quello di liberare il tempo (e la tecnologia è di grande aiuto in questo) e quindi di permetterci di dedicarci a compiti più importanti e significativi.
Anche Tim Ferriss, in Quattro ore alla settimana. Ricchi e felici lavorando dieci volte meno (pagina 33), sostiene che occorre
evitare di lavorare per amore del lavoro e fare il minimo necessario per il massimo effetto.
Naturalmente sono molte le tecniche che si possono applicare, ma il fine ultimo è sempre il medesimo: dedicare meno tempo al lavoro per dedicare più tempo a noi stessi per avere più felicità. (E noi siamo i soli arbitri di noi stessi in questo.)
Segnalo un articolo pubblicato sull’ultimo “Inc.”, che parlando d’altro dà alcuni suggerimenti sul tema.
I try to respond to most things immediately. It’s something I learned from one of my graduate advisers. You’d e-mail him and he’d immediately reply, because, he said, ‘If I don’t, I’m spending my time twice. Once when I see the e-mail, and again when I reply to it later on. And then in between, it’s occupying mental space.’
Case in point: è inutile – peggio: dannoso – avere la casella di posta piena di messaggi cui si risponderà prima o poi. Personalmente mi sono dato da tempo una regola in tal senso, che seguo scrupolosamente e che mi evita un sacco di perdite di tempo: svuotare completamente la mia casella di posta in arrivo ogni sera.
I never answer the phone […]. I hate receiving random phone calls. I prefer to start a conversation by e-mail and then jump on the phone once I know what the conversation is about. Our office manager checks my voice mail messages for me when she comes in twice a week to stock supplies. She lets me know if any messages are important. People who know me well call my cell phone, which I do answer.
Sono d’accordo, e trovo il principio molto interessante: le conversazioni hanno inizio online, e poi se ritieni che la cosa sia interessante si passa al telefono. Ma una telefonata a freddo quasi sempre interrompe il flusso dei pensieri, lo devia e in sostanza porta a un consumo di tempo non giustificato.
I get a bit tired of the constant ‘why aren’t there more women in tech?’ conversation.
È la vecchia storia di chi non ha risposte e le cerca fuori di sé. Ma tutto avviene dentro di noi. Le cose esistono oppure non esistono solamente dentro di noi. O, per dirla con Primo Levi, occorre non rimanere come coloro che lui definisce ‘profani’, ovvero
coloro che si attardano a giocare davanti alle porte del tempio invece di penetrarvi.
Il tempio è davanti a noi. Non rimane che rompere gli indugi.
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[…] lavoro ci rende felici o ci permette di essere metodici consumatori? Per chi lavoriamo davvero? La divisione che facciamo […]