Tag: vita

Gli anni sono brevi

Temo quel momento.

Michela ha quasi sei anni, e tra pochi mesi la scuola materna sarà solo un ricordo. Piacevole, magico e splendido – ma appartenente al passato. Sarà tempo di passare oltre.

Ieri ho ascoltato questa canzone. So che è scritta per altri motivi, ma mi hanno colpito queste parole:

Considerare che sei la ragione per cui io vivo,

perché le ho riferite al bene più prezioso che ho, alle figlie che abbiamo la fortuna di avere.

E poi ho collegato tutto ciò a questo sito:

Then suddenly it hit me.
This bus ride was it.
[…] This was life itself.

Queste semplici parole sono alla radice del mio libro, e di tanti pensieri che ho.

O, per dirla con Angelo Manzoni (“angelo di sangue”):

sapendo che respirerai
vedendoti così
anche per me
angelo di sangue
si accetta […] continua a leggere »

Tempo, vita e lavoro

“Ma io dove trovo il tempo di progettare la mia vita oltre il lavoro?”

È un commento tra tanti ad un post di Simone Perotti. L’ho sentito mille volte quel commento, in tutte le declinazioni e i casi possibili.

“Eh, beato te che puoi permettertelo…”

“Ma dimmi come faccio, con una moglie e un figlio da mantenere…”

“Vorrei, certo, ma il lavoro mi prende così tanto…”

Be’, sai che cosa c’è? Io il tempo l’ho trovato, io il tempo ce l’ho, io il tempo non lo ammazzo, io lo tengo vivo, me lo tengo ben stretto, me lo tengo per me e per chi vuole starmi accanto. E chi non vuole… ma chissenefrega! 🙂

Ripartenze

(da un sms di Andrea Tuveri)

 

Che cosa succede quando hai la sensazione di aver fatto tutto quel che potevi e ti sembra che ti manchino gli obiettivi?

Che cosa succede quando hai fatto quel che dovevi e volevi e ti hanno detto bravo, e poi ti ritrovi davanti allo specchio del bagno e pensi ‘e adesso dove vado’?

Dove vai?

Forse è il momentum che a un certo punto diventa negativo e, senza che tu te ne accorga, ti porta verso il basso. (All’inizio non puoi accorgertene, è tutto praticamente come prima; e quando te ne accorgi è passato già molto tempo, forse troppo tempo.)

Forse è semplice desiderio di dormire, dimentico di tutti i pensieri. Oppure la squilla di dantesca memoria. (Come tradurre una sensazione in parole?)

Insomma ci sei tu, nell’età del tuo massimo splendore – come sai benissimo vedendo papà che porterà l’ossigeno per sempre. Anzi, a dirla tutta siete in due: il tuo specchio e tu.

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Senza apparire stucchevoli

Parlare di felicità, ok.

Come ho detto più volte, passati i quarant’anni mi ha colto una sorta di conoscenza maggiore dei meccanismi che regolano il mondo (almeno così penso io), e da allora ho cercato di mettere questa mia serenità d’animo a beneficio innanzitutto delle persone che mi sono vicine e care, e poi di chiunque abbia voglia di starmi ad ascoltare e di dialogare con me. L’ho fatto con il libro, lo faccio con i vari blog, con la mia pagina Facebook eccetera.

C’è un pericolo, però: a dire agli altri cosa dovrebbero fare diventi antipatico. E ti prendono pure in giro. Oppure ti dicono che vivi nel mondo delle favole. Insomma potresti diventare stucchevole, il guru che rispecchia il detto ‘chi sa fa, chi non sa insegna’.

Anche Rita Levi-Montalcini dice che la felicità è una cosa da bambini.

Il lavoro, secondo me

Io sono fortunato.

A dirla tutta, io sono un ragazzo molto fortunato.

Cominciamo da capo. Avevo 27 anni, ero appena laureato. Giulio Einaudi e Norberto Bobbio, il primo per lettera e il secondo per telefono, mi avevano incoraggiato a proseguire gli studi su Cesare Pavese, che sarebbero stati il mio sbocco lavorativo naturale. Ma litterae non dant panem, si sa. Un giorno, per caso, alla Camera di Commercio di Torino mi imbattei in un dischetto – un floppy disk, scommetto che la maggior parte dei lettori non ne ha mai visto uno – contenente una lista di aziende piemontesi.

Mandai una lettera, offrii un servizio. Iniziai a lavorare, creai un’azienda. Per quindici anni ho lavorato come un matto, dalla mattina alla sera. Perché era giusto così, perché dovevo farmi una posizione, creare una famiglia, mantenere dei figli (delle figlie, nel mio caso; ma tant’è).

Poi, ad un certo punto è successo qualcosa. Ho passato i quarant’anni, segnatamente. Quarant’anni sono un traguardo importante. È tempo di bilanci, si cominciano a tirare i remi in barca. Vedi la fine del tuo tempo, capisci che non sei immortale, che non sarai qui per […] continua a leggere »

Meno lavoro = più felicità

Lo scopo del lavoro è – dovrebbe essere, almeno (ahimè, non per tutti è così) – quello di liberare il tempo (e la tecnologia è di grande aiuto in questo) e quindi di permetterci di dedicarci a compiti più importanti e significativi.

 

Anche Tim Ferriss, in Quattro ore alla settimana. Ricchi e felici lavorando dieci volte meno (pagina 33), sostiene che occorre

evitare di lavorare per amore del lavoro e fare il minimo necessario per il massimo effetto.

Naturalmente sono molte le tecniche che si possono applicare, ma il fine ultimo è sempre il medesimo: dedicare meno tempo al lavoro per dedicare più tempo a noi stessi per avere più felicità. (E noi siamo i soli arbitri di noi stessi in questo.)

Segnalo un articolo pubblicato sull’ultimo “Inc.”, che parlando d’altro dà alcuni suggerimenti sul tema.

I try to respond to most things immediately. It’s something I learned from one of my graduate advisers. You’d e-mail him and he’d immediately reply, because, he said, ‘If I don’t, I’m spending my time twice. Once when I see the e-mail, and again when I reply to […] continua a leggere »

Appunti minimi

Il profumo fresco del legno.

Michela che compie cinque anni.

La felicità è fatta proprio di cose piccolissime.

La passione, la passione sopra tutto.

Tutto qui.

Scrivere di felicità

Compito improbo, quello che ho accettato sulle ali dell’entusiasmo (e con un bel po’ di incoscienza) da Daniel: tenere un blog qui. Improbo per l’impegno che comporterà, ma non mi spaventa. Io sono pronto.

Anche se scrivere è la mia gioia e la mia pena, la mia passione e il mio mestiere, ho capito molto tardi di essere uno scrittore. (Sono lento in tutto, lo so; ma a mia discolpa cito quel proverbio cinese che dice: chi pensa che la frutta maturi tutta insieme come le ciliege non sa nulla dell’uva.) E che cosa fa uno scrittore? Non dice che scriverà, ma semplicemente scrive. Lo illustra bene Chris Guillebeau:

I don’t claim to be an expert, but I’ve been writing 1,000 words a day almost every day for the past 120 weeks. That’s the most important tip of all—to be a writer, start writing. You’ll figure out a lot of things along the way.

E vediamo anche che cosa ne pensa Seth Godin:

The hard part, as you can guess, is the first 2,500 posts. After that, momentum really starts to build.