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Umberto Santucci, La vecchiaia come costruzione mentale


Segnalo con piacere questo ebook di Umberto Santucci, gran professionista e splendido pensatore. È una riflessione pacata e illuminata sul tempo che passa.

Si legge in fretta, ma va possibilmente meditato, digerito. E, tra gli altri, c’è un passo che mi ha colpito, o più precisamente una citazione. Il sommo Tiziano, ormai ottantenne, disse ad un suo allievo:

Ora ho l’impressione di cominciare a capire la pittura.

Insomma non è finita fino a che non è finita, e davanti a noi c’è sempre e comunque qualcosa di meraviglioso o qualcuno da scoprire.

Bravo Umberto, ottimo lavoro.

Campanelle, passeri e lebbrosi

Come era possibile che io, proprietario di un appartamento, di un BMW che usavo solo per andare in ufficio, di alcuni abiti firmati, vari conti in banca piuttosto pingui, una moglie o ex moglie molto bella e un bimbo che cominciava adesso ad affacciarsi alla vita, non fossi stato in grado di mantenere la felicità? E invece una ragazzina con una campanella cucita nei vestiti, un cane che la seguiva dappertutto e un paio di calzini colorati sembrava imbattersi in lei a ogni istante? (Eloy Moreno, Ricomincio da te, p. 286)

Si può prendere la felicità
per la coda come un passero.
Si possono dimenticare i debiti
che abbiamo con il mondo.
Un lampo di beatitudine
non offende il nostro vicino.
Lui dorme sulla panchina,
il passero gli vola intorno.
Lui sogna il lebbroso
ma sentiamo che il suo male
non è contagioso.

(Leonardo Sinisgalli, Il passero e il lebbroso)

Eugenio Montale, Per finire

Raccomando ai miei posteri
(se ne saranno) in sede letteraria,
il che resta improbabile, di fare
un bel falò di tutto che riguardi
la mia vita, i miei fatti, i miei nonfatti.
Non sono un Leopardi, lascio poco da ardere
ed è già troppo vivere in percentuale.
Vissi al cinque per cento, non aumentate
la dose. Troppo spesso invece piove
sul bagnato.

Eugenio Montale, Per finire, in: Diario del ’71 e del ’72, Milano, Mondadori, 1973.

Eloy Moreno, Ricomincio da te

Il protagonista di Ricomincio da te è simile a troppe persone del mondo di oggi: lavoratori della conoscenza troppo presi dalla quotidianità per accorgersi che la vita, intanto, scorre in fretta (“Una volta entrati nella spirale, quando ormai siamo dentro, non sappiamo più scappare e quel che è peggio è che neppure ci pensiamo più”, p. 144; il grassetto è mio). E a tratti, leggendo il romanzo, vorresti intervenire in suo aiuto, dirgli di smetterla o piuttosto di ricominciare, di parlare con sua moglie, di andare col figlioletto al parco anche se non è sabato mattina e così via.

Una vita impantanata dentro a schemi già scritti; una vita che poi ha un epilogo felice, anche se troppo scontato, appiccicato al resto, meno vivido e reale, troppo romanzesco e poco accattivante. Questo è il lato debole di questo romanzo che è per il resto ben scritto e ben congegnato e che si fa leggere più che volentieri.

L’editing è molto curato (non ho trovato nessun refuso); […] continua a leggere »

Ramón Ángel Jara Ruz, Retrato de una Madre

Hay una mujer que tiene algo de Dios por la inmensidad de su amor y mucho del ángel por la incansable solicitud de sus cuidados.

Una mujer que siendo joven tiene la reflexión de una anciana y en la vejez trabaja con el vigor de la juventud.

Una mujer que si es ignorante descubre los secretos de la vida con más acierto que un sabio y si es instruida se acomoda a la simplicidad de los niños.

Una mujer que siendo pobre se satisface con la felicidad de los que ama y siendo rica daría con gusto su tesoro por no sufrir en su corazón la herida de la ingratitud.

Una mujer que siendo vigorosa se estremece con el vagido de un niño y siendo débil se reviste a veces con la bravura del león.

Una mujer que mientras vive no sabemos estimar porque a su lado todos los dolores se olvidan, pero después de muerta daríamos todo lo que somos y todo lo que tenemos por […] continua a leggere »

Il marketing del downshifting

L’ultimo post di Simone Perotti prende spunto da un commento di un lettore sulla sua pagina FB. Il succo del discorso è: è lecito che si utilizzino (tra gli altri) gli strumenti del social networking per promuovere quello che si fa, soprattutto se a farlo è qualcuno che di Seneca, del vivere nascosti e lontani dal mondo, ha fatto una delle sue bandiere?

La risposta breve, per mio conto, è sì.

La risposta lunga richiede un ragionamento. Io, nel mio piccolo, faccio cose simili. Ovvero: ho un progetto di vita simile. No, non sono famoso ma sono felice e questo mi basta, ho scoperto che posso fare quello che mi piace nello stesso tempo mantenendo una famiglia, per me è sufficiente.

(Questa notte pensavo alle carriere, alle giornate lavorative di 16 ore, al brivido del potere… no, tutte cose che non fanno per me. Non più, almeno.)

No, non ho ricette segrete ma conosco qualche trucco, più o meno è tutto qui. Parlo volentieri con chi vuole parlare con me ed è disposto a mettersi in discussione, a ragionare, a riflettere.

Sì, […] continua a leggere »

Camillo Sbarbaro, “Padre, se anche tu non fossi il mio”

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo
per te stesso egualmente t’amerei.
Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno
che la prima viola sull’opposto
muro scopristi dalla tua finestra
e ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell’altra volta mi ricordo
che la sorella mia piccola ancora
per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia avea fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l’attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l’avviluppavi come per difenderla
dal quel cattivo ch’era il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
padre, se anche fossi un uomo estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t’amerei.

La provvidenza secondo Goethe

Avrebbe scritto Goethe:

Fino a che uno non si compromette c’è esitazione, possibilità di tornare indietro, e sempre inefficacia. Rispetto ad ogni atto di iniziativa c’è solo una verità elementare, l’ignorarla uccide innumerevoli idee e splendidi piani. Nel momento in cui uno si compromette definitivamente anche la provvidenza si muove. Ogni sorta di cose accade per aiutare cose che altrimenti non sarebbero mai accadute. Una corrente di eventi ha inizio dalla decisione, facendo sorgere a nostro favore ogni tipo di incidenti imprevedibili, incontri e assistenza materiale, che nessuno avrebbe sognato potessero venire in questo modo. Tutto quello che puoi fare, o sognare di poter fare, incomincialo. Il coraggio ha in sé genio, potere e magia. Incomincia adesso.

Ho usato il condizionale perché, per quanto il concetto sia certamente goethiano, queste parole sono in realtà attribuite erroneamente a Goethe. Derivano da una traduzione in inglese molto libera dei versi 214-230 del Faust, ad opera di John Aster (Londra, Cassell, 1835, p. 20).

Ma al di là della filologia il concetto è questo: è importante seminare per il futuro. Guardare oltre gli ostacoli come se gli ostacoli non esistessero. Lasciare gli ormeggi e semplicemente […] continua a leggere »

Senza apparire stucchevoli

Parlare di felicità, ok.

Come ho detto più volte, passati i quarant’anni mi ha colto una sorta di conoscenza maggiore dei meccanismi che regolano il mondo (almeno così penso io), e da allora ho cercato di mettere questa mia serenità d’animo a beneficio innanzitutto delle persone che mi sono vicine e care, e poi di chiunque abbia voglia di starmi ad ascoltare e di dialogare con me. L’ho fatto con il libro, lo faccio con i vari blog, con la mia pagina Facebook eccetera.

C’è un pericolo, però: a dire agli altri cosa dovrebbero fare diventi antipatico. E ti prendono pure in giro. Oppure ti dicono che vivi nel mondo delle favole. Insomma potresti diventare stucchevole, il guru che rispecchia il detto ‘chi sa fa, chi non sa insegna’.

Anche Rita Levi-Montalcini dice che la felicità è una cosa da bambini.

Meno lavoro = più felicità

Lo scopo del lavoro è – dovrebbe essere, almeno (ahimè, non per tutti è così) – quello di liberare il tempo (e la tecnologia è di grande aiuto in questo) e quindi di permetterci di dedicarci a compiti più importanti e significativi.

 

Anche Tim Ferriss, in Quattro ore alla settimana. Ricchi e felici lavorando dieci volte meno (pagina 33), sostiene che occorre

evitare di lavorare per amore del lavoro e fare il minimo necessario per il massimo effetto.

Naturalmente sono molte le tecniche che si possono applicare, ma il fine ultimo è sempre il medesimo: dedicare meno tempo al lavoro per dedicare più tempo a noi stessi per avere più felicità. (E noi siamo i soli arbitri di noi stessi in questo.)

Segnalo un articolo pubblicato sull’ultimo “Inc.”, che parlando d’altro dà alcuni suggerimenti sul tema.

I try to respond to most things immediately. It’s something I learned from one of my graduate advisers. You’d e-mail him and he’d immediately reply, because, he said, ‘If I don’t, I’m spending my time twice. Once when I see the e-mail, and again when I reply to […] continua a leggere »