Tutti conosciamo la poesia On Children di Kahlil Gibran. In particolare, mi hanno sempre colpito questi versi:
You may give them your love but not your thoughts,
For they have their own thoughts.
Sì, i nostri figli anche quando sono piccoli hanno i loro pensieri, il loro mondo, la loro rete di conoscenze che – sorpresa! – non è uguale alla nostra.
Nostra figlia piccola, che è da poche settimane in quell’esperienza affascinante che è la scuola elementare (“Domani faremo la U. E sarà difficilissimo”), fa ovviamente conoscenze nuove. Mi ha sempre affascinato esplorare il mondo delle conoscenze delle nostre figlie da piccole, vedere che pian piano si creano un mondo intorno a loro che non è il nostro, o comunque è differente dal nostro.
Al mattino, accompagnandola a scuola, può capitare ad esempio che lei mi dica “Quella bambina è la mia amica Maddalena”. Non sono geloso di queste conoscenze, del fatto che il suo mondo non è il mio, no: ne sono ammirato e felice (e un poco orgoglioso, anche).
Il nostro compito è accompagnare queste personcine per le strade del mondo, ma soprattutto occorre essere ben consapevoli del fatto che c’è un limite oltre il quale non possiamo andare: c’è una porta che fa parte integrante della loro vita e che per noi rimarrà sempre e comunque chiusa. I nostri figli non sono figli nostri.
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