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Umberto Santucci, La vecchiaia come costruzione mentale


Segnalo con piacere questo ebook di Umberto Santucci, gran professionista e splendido pensatore. È una riflessione pacata e illuminata sul tempo che passa.

Si legge in fretta, ma va possibilmente meditato, digerito. E, tra gli altri, c’è un passo che mi ha colpito, o più precisamente una citazione. Il sommo Tiziano, ormai ottantenne, disse ad un suo allievo:

Ora ho l’impressione di cominciare a capire la pittura.

Insomma non è finita fino a che non è finita, e davanti a noi c’è sempre e comunque qualcosa di meraviglioso o qualcuno da scoprire.

Bravo Umberto, ottimo lavoro.

S.U.S.A. – a gentle reminder

Il post di oggi non è che una ripresa dell’ultimo.

Manca esattamente un giorno a che quel sentiero, a lungo sognato dai suoi ideatori (dei pazzi, non c’è alcun dubbio), divenga – per tre lunghissimi e brevissimi minuti – realtà.

Io il mio posto in prima fila l’ho prenotato: sarò in corso Francia all’angolo di corso Svizzera, un luogo che ha per me l’aria di un ricordo netto di me bambino, e nello stesso tempo è legato alle mie radici familiari.

Da domani, da domani e per sempre, sarà anche legato al sentiero umano.

Basta parole. Ora si fa.

Venerdì 21 dicembre, un sentiero di mani

Ne parlai a febbraio; ma allora il progetto era in bozze, mentre ora ci siamo.

Mancano quindici giorni alla creazione fattiva del Sentiero Umano di Solidarietà Artistica / Ambientale, “un sentiero di mani che si uniranno distribuendosi per 54 Km da Torino a Susa”. Venerdì 21 dicembre 2012 alle 12.21, per tre minuti.

Perché? Perché il futuro del pianeta – ma anche il presente, vorrei dire – è nelle nostre mani. Perché navigare necesse, vivere non necesse. Perché le cose giuste piacciono a tutti. Perché “anche stasera mi batte il cuore, e continuerà a battermi pure quando si sarà fermato”, direbbe Eduardo. Perché è bello, è divertente, è un segnale importante.

Io ci sarò. E vi aspetto.

Il viaggio di Daniel

Be’, il post di oggi è facile. Praticamente si è scritto da solo.

Oggi si parla del viaggio di Daniel Tarozzi attraverso l’Italia. Ora, quel che sta facendo lui è bellissimo e pieno di significato: percorre l’Italia a incontrare il cambiamento, ovvero quelle persone che credono che cambiare sia prioritario rispetto al lamentarsi. (Ha incontrato anche me, anche se io mi sento pieno di dubbi e domande che non trovano risposte, e pur se penso che le domande siano prioritarie avverto che qualcosa manca.)

Il cambiamento inizia spalando il letame, dice Daniel. Che sia una metafora o che si possa applicare alla vita reale, è comunque un’osservazione corretta. Quanto letame nelle nostre vite, quante abitudini da grattare via!

Il viaggio di Daniel, Daniel stesso e le tante persone che Daniel incontra ci possono insegnare tante cose. Mi ripeto, ma direi che le cose stanno proprio come dice Jovanotti:

un mondo […] continua a leggere »

I vostri figli non sono figli vostri

Tutti conosciamo la poesia On Children di Kahlil  Gibran. In particolare, mi hanno sempre colpito questi versi:

You may give them your love but not your thoughts,
For they have their own thoughts.

Sì, i nostri figli anche quando sono piccoli hanno i loro pensieri, il loro mondo, la loro rete di conoscenze che – sorpresa! – non è uguale alla nostra.

Nostra figlia piccola, che è da poche settimane in quell’esperienza affascinante che è la scuola elementare (“Domani faremo la U. E sarà difficilissimo”), fa ovviamente conoscenze nuove. Mi ha sempre affascinato esplorare il mondo delle conoscenze delle nostre figlie da piccole, vedere che pian piano si creano un mondo intorno a loro che non è il nostro, o comunque è differente dal nostro.

Al mattino, accompagnandola a scuola, può capitare ad esempio che lei mi dica “Quella bambina è la mia amica Maddalena”. Non sono geloso di queste conoscenze, del fatto che il suo mondo non è il mio, no: ne sono ammirato e felice (e […] continua a leggere »

Ci siamo davvero

Allora, il progetto è una sorta di uovo di Colombo. Nelle sue parole:

Ci sono molti libri che raccontano le singole esperienze, ma manca qualcuno che le metta in relazione, le incornici, le unisca tra loro. Senza pregiudizi e senza esserne un portavoce.

Chi parla è Daniel Tarozzi, “nostro” direttore, che da pochissimi giorni è partito per un viaggio di cinque mesi alla scoperta dell’Italia che cambia. Ovvero, l’idea è quella di incontrare quelli che lui chiama gli “agenti del cambiamento” per raccontarne poi in un libro le storie, a beneficio di coloro che vorrebbero ma non possono, potrebbero ma non vogliono, potrebbero e vogliono eccetera.

Già, perché alla fine tutto ruota intorno al cambiamento, intorno al mettersi in gioco, all’andare incontro alle proprie paure e ai propri sogni, nel rischiare qualcosa per essere in pace con se stessi.

Daniel sta facendo tutto questo.

E domenica ci incontreremo nel mio angolo di paradiso tra i monti.

È troppo facile e troppo scontato augurarti buon viaggio, Daniel, anche perché so che lo sarà, a prescindere. Già, […] continua a leggere »

Un passo dopo l’altro

Ho parlato spesso, qui e altrove, del mio mal di Corsica, un sentimento che è ormai vecchio di dieci anni e pertiene senza dubbio alla mia mitologia personale.

Ma tra tutte le attività che si possono fare qui, quella che di gran lunga preferisco è il camminare. Il mio è un trekking alla buona: scarpe da ginnastica, macchina fotografica, acqua q.b. e via.

E perché cammino? Cammino per vedere scorci stupendi, invisibili se non a chi cammina a lungo, certo; cammino per mettere in ordine i pensieri, si capisce; cammino per il benessere psicofisico, ovvio. Ma in realtà cammino soprattutto per il camminare.

Percorrere una parte infinitesima della ragnatela che compone i mille sentieri della Corsica è un’attività autotelica, fine a se stessa, che in se medesima ha il suo compimento e tanto basta.

E, alla fine, tutto questo camminare mi sembra un’ennesima metafora della vita. Dove andiamo, una volta fatti tutti i conti? E non è forse vero che andiamo solo per andare e dove andiamo, alla fine delle fini, non […] continua a leggere »

Tu andrai oltre

Arrivai a quarant’anni e mi sembrò di non avere più obiettivi. Mi pareva allora che qualunque cosa facessi non mi portasse da nessuna parte.

Ma poi sono successe cose meravigliose e incredibili, soprattutto dentro di me, cose che non immaginavo nemmeno potessero accadere. Una nuova libertà interiore, il lavoro rivoltato e ripreso da zero, il libro. Eccetera.

Progetti, attività, cose. La gioia del fare e del pensare. E anche del non fare.

Non fare che è collegato alla fine di quella spinta positiva. I quarant’anni sono il periodo migliore della vita, penso ora – solo che sono brevi. Ora che i quarantacinque incombono – non conto i giorni, ma davvero non sono molti – ho bisogno di progetti nuovi, spinte nuove, nuove realtà (vere o immaginarie, non fa differenza).

L’ho fatta lunga, ma il succo di tutta la storia è questo: non importa quanto la vita ti porti in basso e/o in luoghi di poco significato, tu troverai sempre – a volerlo – […] continua a leggere »

Contraddizioni

Lui è un mio conoscente, una brava persona che non ha risorse economiche se non la sua forza lavoro.

Qualche mese fa ha perso il lavoro. Storie come tante, niente di nuovo in tutto questo.

Farebbe qualunque lavoro, ma non trova. E chi trova oggi, di grazia? Chi investe nel futuro degli altri?

Ora mi dice che ha trovato un lavoro per quindici giorni, e gli danno quattro [sic] euro l’ora: ogni minuto, infallibilmente, quasi sette centesimi vanno a rimpinguare il suo portafoglio.

Una persona di cinquant’anni che lavora per quattro euro l’ora.

Qui è tutto sbagliato, qui è tutto da rifare.

Quattro euro l’ora è un insulto, ma tu devi mangiare e accetti. Sei costretto ad accettare. Speri in tempi migliori, non hai tempo per la filosofia.

Quattro euro l’ora.

Ieri pomeriggio sono stato a Torino – un tempo abitudine quotidiana, ora ogni volta mi pare un vero viaggio – e il parcheggio costa due euro e mezzo l’ora.

In soldoni la società […] continua a leggere »

Punti di vista

Metti che degli amici carissimi ti invitano per un fine settimana in un angolo di paradiso e storia in Lunigiana, un luogo che tu non conosci se non per gli echi letterari (lontanissimi) delle vacanze pavesiane degli anni Quaranta.

Metti che in quel luogo abitano 17 persone – uno dei tanti borghi che fanno l’Italia. E non è un borgo qualunque, ma un borgo incantato, magico, pieno di storia. Un borgo che è rinato negli anni Settanta per la testarda volontà di un uomo che è un fine letterato, un appassionato cultore di quell’angolo di mondo e una persona perbene.

E tuttavia tu, che procedi spesso in senso inverso, sei più attratto da un’altra storia, quella di Rodolfo. (Penso ai Promessi sposi e alle storie piccole degli uomini come noi, storie che si incrociano con storie grandi che in fondo comprendiamo poco e che ci riguardano punto.)

Rodolfo avrà la mia età grossomodo – ma l’età non è importante – e, […] continua a leggere »