È vero, è vero che l’ammonimento di Augusto Monti era di “non tornare a Monesiglio”: il ragionamento è corretto, l’idea che tornare dopo tanto tempo a rivedere luoghi antichi presta il fianco a sicura delusione, in quanto dentro di noi abbiamo l’idea di ritrovare quel piccolo mondo antico che abbiamo lasciato mentre la vita, anche senza di noi (sorpresa!), va avanti.
Ma Michela, la piccola, insisteva, e insomma siamo tornati sul luogo del delitto, ovvero alla scuola materna che l’ha vista passare da pulcino minuscolo a personcina che si fa rispettare.
Ed è vero anche che non può non esserci un po’ di imbarazzo. Ma questo è nulla in confronto al bene provato nel vedere luoghi e persone che fino a pochi mesi fa componevano la tua quotidianità, nello scambiare parole e sorrisi, anche un po’ nello sfidare convenzioni e regole.
Sì, sono tornato a Monesiglio e sono felice di averlo fatto. E come un lunedì di giugno mi sono fermato con Michela per brevi minuti nella classe deserta, così oggi mi sono seduto in una panchina dentro la scuola. Ho passato qualche minuto da solo, ho trattenuto le lacrime ma, insomma, ero felice.
Signore maestre di Michela, signore bidelle, se fossi uno scultore vi farei un monumento; ma io so solo scrivere, e queste righe sono per voi.
Commenti
Scoprire della poesia nella semplicità degli eventi è sempre una splendida sorpresa. Grazie! per la vostra sensibilità e per il vostro saper andare oltre!