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La civiltà dell’immagine

Una delle mie (tante) fortune nel mondo lavorativo è stata il fatto che grossomodo nel momento in cui ho cominciato a lavorare il Web ha fatto il suo ingresso dirompente sul pianeta terra. E il Web di allora – la metà degli anni Novanta – voleva dire, per il lavoro, sostanzialmente una cosa sola: l’email. Di conseguenza chi sapeva scrivere bene aveva dei vantaggi non da poco.

(Ricordo una telefonata lasciata sulla nostra segreteria, da parte di un cliente che non riusciva a mandare un’email: “Forse avete l’email staccato…”)

Io sapevo scrivere bene, ho sfruttato questa mia dote. Sono capitato nel momento giusto al posto giusto. È stato un classico Cigno nero.

Ora però, quel vantaggio va scemando a favore delle immagini e dei filmati. Lo si vede da mille segni, ovviamente, ma a me è stato chiaro soprattutto tramite Facebook, dove è tutta una foto e un filmato. E lì io sono tutt’altro che forte.

Un vantaggio ce l’ho ancora, ed è avere Italo Calvino […] continua a leggere »

Insegnami a leggere

Papà ha 82 anni, il diabete, cammina con molta fatica, porterà l’ossigeno per sempre e ha circa un decimo di vista per ciascun occhio. (Proprio lui che, sembra ieri, mi sollevava come un fuscello.)

Michela, mia figlia piccola, ha cinque anni.

Martedì ho portato papà ad una visita presso un ottico (a 400 metri da qui e devi già prendere l’auto eccetera: un vero viaggio). L’idea era (ed è) quella di acquistare un videoingranditore per permettergli nuovamente, dopo un paio d’anni, di leggere senza che ci sia qualcuno che gli debba esporre un articolo. (Avevi 17 anni, la guerra appena terminata, tuo padre morto da poco e un mondo completamente a terra, hai attraversato l’oceano e affrontato l’ignoto per cercare la tua strada; a 82 non dici nulla perché questo è il tuo carattere ma certo tanto piacere non fa, il fatto di non riuscire nemmeno a leggere i titoli più grandi di un giornale o di una rivista.)

Martedì Michela ha scritto la sua […] continua a leggere »

Responsabilità = felicità?

Pensavo in questi giorni al concetto di responsabilità, e di come sia legato alla felicità.

Responsabilità anche per cose minime, come decidere un ristorante per la sera, una bottiglia di vino piuttosto che un’altra e così via (e a fortiori, ovviamente, per le cose grandi della vita). Responsabilità sempre, per tutte le decisioni di qualunque tipo che continuamente ci troviamo a dover prendere.

Mi pare che una delle ricette della felicità sia proprio quella di prendersi la responsabilità delle cose che si fanno: si sbaglierà all’occasione, certo, ma sarà stato per demerito/errore proprio e non per caso, sfortuna eccetera.

(Io sono l’arbitro e l’artefice del mio proprio destino, insomma.)

Ma il più delle volte accadrà il caso contrario: soprattutto nelle cose minime, dove qualunque decisione è meglio di nessuna decisione, si avrà soddisfazione derivata dalla propria scelta. E a maggior ragione nelle cose grandi, dove le decisioni fanno la differenza.

Non è facile, naturalmente. È più semplice e immediato delegare la responsabilità della decisione al nostro vicino. Ma è un abito mentale che si può imparare – cominciando dalle cose minime e senza importanza, appunto –, e una […] continua a leggere »

La spiaggia, o dell’ozio creativo

È estremamente importante che tu possa disporre di un tempo continuo – diciamo almeno tre settimane all’anno (ho detto almeno) – per stare lontano dal lavoro, in maniera da ragionarci sopra a mente lucida e senza le preoccupazioni giornaliere che rendono molto difficile pensare strategie perché si è troppo occupati a badare alle urgenze e alla quotidianità.

(Ma se sei troppo occupato a inseguire le urgenze per curarti delle cose che ti importano davvero, la soluzione è semplice: smetti di pensare alle urgenze. Tutto lì.)

È chiaro che oggi non è pensabile poter stare per un tempo così lungo lontani dal computer: semplicemente non è possibile. Questo non significa però che le urgenze debbano avere la meglio sui progetti importanti o più in generale sulle priorità.

E la spiaggia è una metafora perfetta della pianificazione a lungo termine della propria vita. Che cosa vuoi davvero? Rispondere allo sfinimento all’ultima mail (e l’ultima mail non è mai, per definizione, l’ultima) oppure cose ed esperienze di sostanza? Immergerti nell’ennesimo progetto noioso da cui non imparerai nulla oppure qualcosa che sia per te e per […] continua a leggere »

Smart work vs. hard work

Parte della mia famiglia ha radici contadine, e io sono cresciuto in mezzo a racconti di fatica, sudori e giornate senza tregua. In tutto ciò, che ormai per me fa parte della mia personale mitologia (proprio perché mi è giunto insieme al latte materno), la soddisfazione ricavata dal lavoro non entrava in gioco. Il lavoro si faceva, e tanto, perché così bisognava fare: non c’era altra via.

Ti suona vagamente familiare?

Ma oggi le cose non stanno più così: soprattutto perché la tecnologia, se usata nella maniera corretta, ci viene in soccorso e ci permette di lavorare di meno e in maniera molto più efficace. Il vantaggio evidente è la liberazione del proprio tempo: più tempo per la famiglia, per fare le cose che ci piacciono, per aiutare gli altri, per cercare un significato più completo per la nostra esistenza e così via.

Occorre a questo proposito anche considerare la legge di Parkinson:

Il lavoro dura sempre quel tanto che è necessario a colmare il tempo disponibile per compierlo.

Ovvero: se abbiamo un giorno per portare a termine un progetto, impiegheremo tutto […] continua a leggere »