Il protagonista di Ricomincio da te è simile a troppe persone del mondo di oggi: lavoratori della conoscenza troppo presi dalla quotidianità per accorgersi che la vita, intanto, scorre in fretta (“Una volta entrati nella spirale, quando ormai siamo dentro, non sappiamo più scappare e quel che è peggio è che neppure ci pensiamo più”, p. 144; il grassetto è mio). E a tratti, leggendo il romanzo, vorresti intervenire in suo aiuto, dirgli di smetterla o piuttosto di ricominciare, di parlare con sua moglie, di andare col figlioletto al parco anche se non è sabato mattina e così via.
Una vita impantanata dentro a schemi già scritti; una vita che poi ha un epilogo felice, anche se troppo scontato, appiccicato al resto, meno vivido e reale, troppo romanzesco e poco accattivante. Questo è il lato debole di questo romanzo che è per il resto ben scritto e ben congegnato e che si fa leggere più che volentieri.
L’editing è molto curato (non ho trovato nessun refuso); non ho fatto confronti con l’originale ma la traduzione è scorrevole.
Una parola sul titolo. Forse sarebbe stato più azzeccato Ricomincio da me (il titolo originale è El Bolígrafo de Gel Verde, e si riferisce a un’ossessione del protagonista), nel senso che una rinascita non può prescindere dalle risorse che noi stessi abbiamo dentro, non tanto da qualcuno cui appoggiarci eccetera.
Una citazione:
Come era possibile che io, proprietario di un appartamento, di un BMW che usavo solo per andare in ufficio, di alcuni abiti firmati, vari conti in banca piuttosto pingui, una moglie o ex moglie molto bella e un bimbo che cominciava adesso ad affacciarsi alla vita, non fossi stato in grado di mantenere la felicità? E invece una ragazzina con una campanella cucita nei vestiti, un cane che la seguiva dappertutto e un paio di calzini colorati sembrava imbattersi in lei a ogni istante? (p. 286)
Qui il sito del libro, con una sezione in italiano.
Nel complesso è un bel romanzo, viene voglia di seguitare la lettura fino alla fine; tanto meglio poi se aiuta anche a far riflettere, a farci togliere quella cravatta che da troppo tempo ci strangola, senza quasi che ce ne accorgiamo.
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