Tag: downshifting

La casa che vorrei

Avevo un’idea vaga di che cosa fosse il cohousing, ma l’ho inteso meglio grazie ad una segnalazione sulla newsletter curata dal nostro direttore Daniel Tarozzi.

L’articolo segnalato è qui. L’idea del recupero di una casa che giaceva in stato di abbandono per l’utilizzo da parte di più famiglie mi piace molto. E a ben vedere la mia idea relativamente alle montagne non è molto diversa: penso che ripopolare una zona semiabbandonata non è solo possibile, ma anche pregno di significato, conveniente da un punto di vista economico e fonte di soddisfazioni future. (Occorre superare molte barriere psicologiche che sono dentro di noi, e questo è certamente l’aspetto più difficile.)

Ma insomma a Ferrara otto famiglie “normalissime, […] che fanno lavori normalissimi” si sono consorziate per andare verso questo progetto ammirevole.

L’associazione Solidaria crede che il futuro abitare sarà in immobili costruiti o ristrutturati secondo i canoni del risparmio energetico e della bioedilizia, economici da gestire e sani.

Forse c’è un pizzico di sogno in questa visione – ma senza sogni come […] continua a leggere »

Il marketing del downshifting

L’ultimo post di Simone Perotti prende spunto da un commento di un lettore sulla sua pagina FB. Il succo del discorso è: è lecito che si utilizzino (tra gli altri) gli strumenti del social networking per promuovere quello che si fa, soprattutto se a farlo è qualcuno che di Seneca, del vivere nascosti e lontani dal mondo, ha fatto una delle sue bandiere?

La risposta breve, per mio conto, è sì.

La risposta lunga richiede un ragionamento. Io, nel mio piccolo, faccio cose simili. Ovvero: ho un progetto di vita simile. No, non sono famoso ma sono felice e questo mi basta, ho scoperto che posso fare quello che mi piace nello stesso tempo mantenendo una famiglia, per me è sufficiente.

(Questa notte pensavo alle carriere, alle giornate lavorative di 16 ore, al brivido del potere… no, tutte cose che non fanno per me. Non più, almeno.)

No, non ho ricette segrete ma conosco qualche trucco, più o meno è tutto qui. Parlo volentieri con chi vuole parlare con me ed è disposto a mettersi in discussione, a ragionare, a riflettere.

Sì, […] continua a leggere »

Le borse e le vite

Lei ha passato i quaranta, ma lavora per il comune della mia cittadina con un contratto a termine.

La conoscevo da ragazza, una ragazza come tante, con i sogni di tutti. Ma passati i quaranta ottocento euro al mese non bastano per alimentare i tuoi sogni anche più elementari.

Qui è tutto sbagliato. Il modello non funziona.

L’economia, poi! La scienza triste. Bravissimi gli economisti a spiegare, a cose accadute, perché sono accadute. E intanto un/una quarantenne non può impostare la sua vita come vorrebbe perché non ha un lavoro, o se ce l’ha è assolutamente precario.

Il modello non funziona. Non si può riparare, è semplicemente da buttare.

Una soluzione possibile – una che vedo io – passa per la semplicità e per la natura. Perché intestardirsi a vivere in città quando le montagne e i borghi sono pieni di case che vengono via per due lire?

Perché non ti fai tu la tua legna? Ho letto questo post e mi sono subito […] continua a leggere »

Tempo, vita e lavoro

“Ma io dove trovo il tempo di progettare la mia vita oltre il lavoro?”

È un commento tra tanti ad un post di Simone Perotti. L’ho sentito mille volte quel commento, in tutte le declinazioni e i casi possibili.

“Eh, beato te che puoi permettertelo…”

“Ma dimmi come faccio, con una moglie e un figlio da mantenere…”

“Vorrei, certo, ma il lavoro mi prende così tanto…”

Be’, sai che cosa c’è? Io il tempo l’ho trovato, io il tempo ce l’ho, io il tempo non lo ammazzo, io lo tengo vivo, me lo tengo ben stretto, me lo tengo per me e per chi vuole starmi accanto. E chi non vuole… ma chissenefrega! 🙂

Il web e le montagne

Sabrina dice che quello che scrivo qui (la Piatta ecc.) è spesso buffo. Già, lei ama le cose veloci e i luoghi dove le cose succedono, mentre alla Piatta il fatto che arrivi una macchina è già un avvenimento.

(Ma gli avvenimenti veri sono i caprioli che corrono sotto casa, il silenzio totale della notte, l’aria che in questi giorni diventa frizzantina, la sera, e il profumo dell’erba e del legno appena tagliati.)

(Ah, sapere i nomi di quelle erbe e di quelle piante!)

Eppure qual è l’alternativa? La città, forse? Il luogo / non-luogo dove tutto è rumore e corsa? (Ma corsa per andare dove, poi?) Il luogo dove con centomila euro, il guadagno di anni di lavoro, compri un micro-nido per continuare a correre ancora più veloce?

No, grazie: questo non fa per me. Capisco mia figlia preadolescente e il suo desiderio di compagnia e amicizie, lei ha bisogno di costruire la sua personalità e alla Piatta non potrà fare molto, […] continua a leggere »

Nel silenzio dei monti

Giorni sereni alla Piatta, fine d’agosto tranquillo e con una schiera di nonni a farci compagnia.

Ogni tanto scendo a valle – lavoro, golf eccetera –, ma appena posso torno su. È un bel momento dell’anno, una cura meravigliosa per l’anima.

Non che i problemi si possano ignorare, tra qualche tempo torneremo giù tutti quanti e riprenderanno gli stress di sempre (certo più immaginari che reali, più nella mia testa che nei fatti – inquinamento acustico escluso, voglio dire).

Alcuni saranno risolti, altri no, altri si aggiungeranno: è tutto normale. Ma lassù si gode soprattutto del silenzio, e i pensieri sono limpidi e sereni.

Appena potrò quella diventerà la mia casa “ufficiale” (già adesso lo è in via ufficiosa), luogo dove gli inverni saranno lunghi e freddi ma la pace senza prezzo.

Io torno su.

Notizie dai monti

Cosa dire? Qui, nelle montagne sopra Cuneo, sperduto in mezzo ai boschi della mia infanzia (che ora sono i boschi dell’infanzia delle bambine), le cose succedono lentamente. Più che altro questa settimana ho spaccato legna, l’ho messa via per l’inverno. Ho imparato ad usare degli attrezzi che non conoscevo, mi sono portato avanti col lavoro del venire ad abitare qui.

Saper usare le mani è importante. Saper fare le cose da sé, aggiustare qualcosa che è rotto ma può servire ancora e non per forza comprare uno strumento nuovo. Qualcosa che oggi non vale nulla e domani potrebbe anche non valere niente. Di quante cose abbiamo bisogno davvero? E soprattutto: di quante cose non abbiamo veramente bisogno?

Ho pensato alle cose che so fare – scrivere, giocare a golf, organizzare progetti, vendere. Ho pensato che mi bastano per mantenere la famiglia, curare mamma e papà, fare le cose che devo e che voglio fare.

Ho concluso quindi che questo gran problema del lavoro non esiste, per me. E sospetto che non esista nemmeno per tante persone che si dannano l’anima per arrivare […] continua a leggere »

Il lavoro, secondo me

Io sono fortunato.

A dirla tutta, io sono un ragazzo molto fortunato.

Cominciamo da capo. Avevo 27 anni, ero appena laureato. Giulio Einaudi e Norberto Bobbio, il primo per lettera e il secondo per telefono, mi avevano incoraggiato a proseguire gli studi su Cesare Pavese, che sarebbero stati il mio sbocco lavorativo naturale. Ma litterae non dant panem, si sa. Un giorno, per caso, alla Camera di Commercio di Torino mi imbattei in un dischetto – un floppy disk, scommetto che la maggior parte dei lettori non ne ha mai visto uno – contenente una lista di aziende piemontesi.

Mandai una lettera, offrii un servizio. Iniziai a lavorare, creai un’azienda. Per quindici anni ho lavorato come un matto, dalla mattina alla sera. Perché era giusto così, perché dovevo farmi una posizione, creare una famiglia, mantenere dei figli (delle figlie, nel mio caso; ma tant’è).

Poi, ad un certo punto è successo qualcosa. Ho passato i quarant’anni, segnatamente. Quarant’anni sono un traguardo importante. È tempo di bilanci, si cominciano a tirare i remi in barca. Vedi la fine del tuo tempo, capisci che non sei immortale, che non sarai qui per […] continua a leggere »