Tag: montagna

Strade innevate vs. i nostri regnanti

La strada statale 548 della Valle Argentina, nel tratto tra Badalucco e Molini di Triora, che poi diventa strada provinciale 52 fino a Triora, in provincia di Imperia, attraversa l’omonima valle in un paesaggio incantevole e quasi fiabesco.

L’ho percorsa lunedì pomeriggio con la famiglia, in una gita in quei luoghi magici. Aveva nevicato la notte prima e la mattina stessa, e per la strada erano passati sì, ma sommariamente, gli spazzaneve; e tuttavia non era stato sparso il sale. Il motivo – che potevo facilmente capire da solo – me l’ha detto una signora che conduce un piccolo negozio di alimentari in quei luoghi: non ci sono soldi per queste cose.

(E tra parentesi: non sono incantevoli le botteghe di questi paesini? Contro ogni logica economica, resistono all’avanzata dei maxi-scatoloni ora noti come “parchi commerciali” – cambiare nome alle cose per mascherare la realtà è un trucco ben noto da millanta anni.)

Ora, i temi di lunedì erano due: l’abdicazione del papa e lo scontro Berlusconi-Monti. […] continua a leggere »

Ritornare selvatici

Dunque, la società di oggi ha tante meraviglie, ma altrettante – e forse più – manchevolezze. Il precario equilibrio con la natura è una di queste, e non certamente secondaria.

Ritornare selvatici. Le parole nomadi di Tavo Burat è un film che va in questa direzione. È uno dei testamenti spirituali di Tavo Burat, grande personaggio e grande persona, studioso brillante, uomo mai domo e con un senso di giustizia fortissimo dentro di sé (qui un mio piccolo ricordo).

E nello stesso tempo è anche l’invito accorato all’uomo di oggi a salvaguardare, a tenere da conto la terra, la natura, le proprie radici, la biodiversità come si direbbe oggi con una parola di moda, perché è tutto quel che ha. (Personalmente mi vedo molto bene, invecchiato, nel mio rifugio sui monti, a custodire una piccola parte di natura, a cercare di lasciarla in buone condizioni alle generazioni future. Ritornare selvatici – io ci arrivo.)

O, per dirla con le parole di Tavo:

Essere ancora selvaggio, oggi, forse […] continua a leggere »

Contraddizioni

Lui è un mio conoscente, una brava persona che non ha risorse economiche se non la sua forza lavoro.

Qualche mese fa ha perso il lavoro. Storie come tante, niente di nuovo in tutto questo.

Farebbe qualunque lavoro, ma non trova. E chi trova oggi, di grazia? Chi investe nel futuro degli altri?

Ora mi dice che ha trovato un lavoro per quindici giorni, e gli danno quattro [sic] euro l’ora: ogni minuto, infallibilmente, quasi sette centesimi vanno a rimpinguare il suo portafoglio.

Una persona di cinquant’anni che lavora per quattro euro l’ora.

Qui è tutto sbagliato, qui è tutto da rifare.

Quattro euro l’ora è un insulto, ma tu devi mangiare e accetti. Sei costretto ad accettare. Speri in tempi migliori, non hai tempo per la filosofia.

Quattro euro l’ora.

Ieri pomeriggio sono stato a Torino – un tempo abitudine quotidiana, ora ogni volta mi pare un vero viaggio – e il parcheggio costa due euro e mezzo l’ora.

In soldoni la società […] continua a leggere »

Sentiero Umano di Solidarietà Ambientale

 

Ho parlato qui spesso delle “mie” montagne (più “in prestito d’uso” che “mie”, in realtà: mi impegno a riconsegnarle alla generazione dopo di me in uno stato almeno un po’ migliore rispetto a come le ho trovate). Ora, grazie all’amico Alberto Guggino, dalla cui semplicità e ostinata pazienza imparo anche senza rendermene conto, mi sono imbattuto in questo progetto, che a un tempo mi fa pensare alle montagne, ai nostri figli, all’armonia con la natura e alla giustizia.

L’idea – folle: ma aut insanit homo aut versus facit, e poi senza follia come potremmo progredire? – è di creare una catena umana lunga 50 chilometri, dal centro di Torino fino a Susa, per tre minuti in un giorno ancora da stabilire. Le centomila mani – che sanno di pane – saranno figura, nel senso auerbachiano del termine, della riconciliazione – oggi non più procrastinabile – dell’uomo, di noi, con l’ambiente.

Perché questo progetto? Lo spiega il sito:

perché se la terra della Valle non respira, soffoca la città con tutti i suoi abitanti.

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Cortese superiore

La Piatta – la mia seconda casa di fatto, la mia prima nell’animo – si presenta così:

Ma, se non fosse per il nostro padrone di casa, persona che ha sempre vissuto qui e ama e difende questi boschi e queste montagne perché compongono la sua essenza, si presenterebbe così:


Il Cortese superiore (Cortes, come dicono qui, dove la o si legge come la u italiana) è un gruppo di case ormai abbandonate. Le ultime persone che vivevano qui sono andate via nei primi anni Settanta del secolo scorso (sabato scorso, visitando queste mura diroccate, ho trovato un brandello di calendario del 1973 che parlava da sé). Oggi ci trovi anche un cartello “Vendesi” ma io mi chiedo chi vorrebbe mai, anche gratuitamente, caricarsi di un fardello di legna verde come questo?

Ad […] continua a leggere »

Mettere radici

Domenica sera all’imbrunire. La macchina carica, pronti a partire dalla montagna per tornare a casa. Ma la macchina non si avvia – le batterie cedono all’improvviso, si sa –, parlo con il nostro vicino e padrone di casa che si offre di portarmi il giorno dopo, di buon mattino, dal suo meccanico.

Mmmm. I piani cambiano, dobbiamo passare una notte e forse un giorno in maniera imprevista. Ma una disavventura diventa avventura: dopo lo smarrimento iniziale anche Michela è contenta, in fondo siamo in un luogo che è casa nostra più di casa nostra.

Mettiamo un po’ di radici in questo luogo che mi ha visto crescere. Qualche piccola radice in più.

E spaccare legna al sole di dicembre, giocare con le bambine, conoscere un po’ meglio il nostro padrone di casa, conoscere persone nuove e simpatiche (i meccanici), fare qualcosa di diverso ma in fondo di semplicissimo come essere una famiglia: […] continua a leggere »

Le borse e le vite

Lei ha passato i quaranta, ma lavora per il comune della mia cittadina con un contratto a termine.

La conoscevo da ragazza, una ragazza come tante, con i sogni di tutti. Ma passati i quaranta ottocento euro al mese non bastano per alimentare i tuoi sogni anche più elementari.

Qui è tutto sbagliato. Il modello non funziona.

L’economia, poi! La scienza triste. Bravissimi gli economisti a spiegare, a cose accadute, perché sono accadute. E intanto un/una quarantenne non può impostare la sua vita come vorrebbe perché non ha un lavoro, o se ce l’ha è assolutamente precario.

Il modello non funziona. Non si può riparare, è semplicemente da buttare.

Una soluzione possibile – una che vedo io – passa per la semplicità e per la natura. Perché intestardirsi a vivere in città quando le montagne e i borghi sono pieni di case che vengono via per due lire?

Perché non ti fai tu la tua legna? Ho letto questo post e mi sono […] continua a leggere »

Il web e le montagne

Sabrina dice che quello che scrivo qui (la Piatta ecc.) è spesso buffo. Già, lei ama le cose veloci e i luoghi dove le cose succedono, mentre alla Piatta il fatto che arrivi una macchina è già un avvenimento.

(Ma gli avvenimenti veri sono i caprioli che corrono sotto casa, il silenzio totale della notte, l’aria che in questi giorni diventa frizzantina, la sera, e il profumo dell’erba e del legno appena tagliati.)

(Ah, sapere i nomi di quelle erbe e di quelle piante!)

Eppure qual è l’alternativa? La città, forse? Il luogo / non-luogo dove tutto è rumore e corsa? (Ma corsa per andare dove, poi?) Il luogo dove con centomila euro, il guadagno di anni di lavoro, compri un micro-nido per continuare a correre ancora più veloce?

No, grazie: questo non fa per me. Capisco mia figlia preadolescente e il suo desiderio di compagnia e amicizie, lei ha bisogno di costruire la sua personalità e alla Piatta non potrà fare molto, […] continua a leggere »

Nel silenzio dei monti

Giorni sereni alla Piatta, fine d’agosto tranquillo e con una schiera di nonni a farci compagnia.

Ogni tanto scendo a valle – lavoro, golf eccetera –, ma appena posso torno su. È un bel momento dell’anno, una cura meravigliosa per l’anima.

Non che i problemi si possano ignorare, tra qualche tempo torneremo giù tutti quanti e riprenderanno gli stress di sempre (certo più immaginari che reali, più nella mia testa che nei fatti – inquinamento acustico escluso, voglio dire).

Alcuni saranno risolti, altri no, altri si aggiungeranno: è tutto normale. Ma lassù si gode soprattutto del silenzio, e i pensieri sono limpidi e sereni.

Appena potrò quella diventerà la mia casa “ufficiale” (già adesso lo è in via ufficiosa), luogo dove gli inverni saranno lunghi e freddi ma la pace senza prezzo.

Io torno su.

Notizie dai monti

Cosa dire? Qui, nelle montagne sopra Cuneo, sperduto in mezzo ai boschi della mia infanzia (che ora sono i boschi dell’infanzia delle bambine), le cose succedono lentamente. Più che altro questa settimana ho spaccato legna, l’ho messa via per l’inverno. Ho imparato ad usare degli attrezzi che non conoscevo, mi sono portato avanti col lavoro del venire ad abitare qui.

Saper usare le mani è importante. Saper fare le cose da sé, aggiustare qualcosa che è rotto ma può servire ancora e non per forza comprare uno strumento nuovo. Qualcosa che oggi non vale nulla e domani potrebbe anche non valere niente. Di quante cose abbiamo bisogno davvero? E soprattutto: di quante cose non abbiamo veramente bisogno?

Ho pensato alle cose che so fare – scrivere, giocare a golf, organizzare progetti, vendere. Ho pensato che mi bastano per mantenere la famiglia, curare mamma e papà, fare le cose che devo e che voglio fare.

Ho concluso quindi che questo gran problema del lavoro non esiste, per me. E sospetto che non esista nemmeno per tante persone che si dannano l’anima per arrivare […] continua a leggere »