La fenomenologia dell’urgente

“Urgentissimo!” [di preferenza tutto maiuscolo]
“È urgente! Mi serve per ieri!”

Questi sono solo due esempi di accompagnamenti di ordini che riceviamo a volte dai nostri clienti. Nei miei primi anni di questo mestiere prendevo alla lettera tali messaggi, perché pensavo: “Questa persona ha un problema gravissimo, devo fare tutto il possibile per aiutarla”. Col tempo, però, ho cominciato a riflettere sull’abuso della parola; e con gli anni sono arrivato alla conclusione che occorre non farsi abbagliare dalla magia del termine “urgente”, perché non ha significato.

Che cosa vuol dire, infatti, “urgente”? Tra mezz’ora, un giorno, una settimana? Adesso? Non significa nulla! Dietro a questa parola, che dà importanza al lavoro di chi la pronuncia, sta spesso – ma vorrei dire sempre – una cattiva programmazione dei tempi e dei progetti. Di conseguenza, una buona pianificazione può risolvere il problema.

Non quello urgente, è chiaro.

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