Amici visionari

Feci conoscenza con Renato Beninatto a Bologna, durante una conferenza Federcentri. Era il 24 settembre 2004, e fu per me un incontro disruptive. Sì, perché quel giorno capii, sia pure molto confusamente, che la maggior parte delle mie credenze sul mondo della traduzione erano sbagliate. Non da rivedere – da buttare.

Anche se ormai ritengo le conferenze sulla traduzione di fatto inutili, avrei proprio voluto assistere alla sua presentazione alla recente conferenza ATA di New York: per l’atmosfera elettrica che sicuramente l’avrà circondata, per farmi stupire e per semplice (ma non per questo meno importante) divertimento.

Anche il mio amico Don Shin – suo il motto “Have fun” che campeggia a mo’ di epigrafe nel mio foglio di piani futuri – ne sa qualcosa; e non a caso è citato da Renato. Tout se tient.

Un paio di concetti espressi nella presentazione (non servono molte parole per far vedere che sei un professionista):

Just as we don’t use typewriters anymore, we won’t use Trados.

Before 2015, Translation Memory Tools will be free or irrelevant.

È esattamente quello che accadeva dieci anni fa, quando Barnes & Noble temeva Borders, e Borders temeva Barnes & Noble, quando entrambi avrebbero dovuto temere Amazon. Oppure pensiamo alla storia recente della telefonia, tanto per dire: tra dieci anni – no, tra cinque – un CAT varrà esattamente l’altro, perché saranno strumenti del tutto trasparenti, scontati e quotidiani.

Commenti

Luigi Muzii ha detto:

Il post spiega, almeno in parte, perché pur dicendo, almeno in Italia, più o meno le stesse cose che dice Renato da prima di lui, io non sia stato mai altrettanto ascoltato.Ricordo la nostra "conoscenza" avvenuta per posta ordinaria qualche tempo dopo l'uscita del mio libro e posso quindi immaginare cosa intenda con "la maggior parte delle mie credenze sul mondo della traduzione erano sbagliate".Sono contento che Renato abbia la forza dirompente che a me, evidentemente, manca: in fondo mi interessa solo che qualcosa cambi e mi basta suscitare interesse, fosse anche attraverso reazioni scomposte e giudizi affrettati, perché spero sempre che, poi, ci si fermi a riflettere.Nel caso in questione non ho le stesse certezze di Renato. Non credo, cioè che meno di un lustro sia sufficiente ad azzerare il mercato degli strumenti di traduzione. Credo, anzi, che si vada solo verso un radicale cambiamento del modello. Non credo neanche alla scomparsa di SDL: i grandi operatori che non ci sono più sono defunti per problemi analoghi a quelli all'origine di questa crisi, che SDL non ha. Trovo più probabile che scompaiano altri MLV la cui politica è fatta solo di prezzi e non di servizi, ma come è stato per la crisi non vorrei trovarmi a fare previsioni che potrebbero essermi sbattute in faccia.

Gianni Davico ha detto:

Be', fare previsioni a cinque anni vuol dire ovviamente mettersi di fronte al pericolo; però sul fatto che troppo spesso in questo settore si giri e si rigiri la stessa aria fritta, e la si venda o cerchi di vendere per nuovissima, non credo ci possano essere molti dubbi.Sul far riflettere: tu e Renato avete stili differenti, ma io credo che entrambi facciate riflettere in maniera diversa ma molto, a chi ha l'intelligenza di ascoltare pareri fuori dal coro.Su SDL non ho idea, ma in fondo non credo che sia poi così importante.

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