Quella dei dizionari è una malattia che ho contratto all’università, dopo aver capito (tardi, ovviamente) che la letteratura era ciò che veramente volevo studiare e conoscere. Ricordo che il dizionario di italiano che più amavo era il Garzanti: avevo anche iniziato a tenere un elenco di parole italiane che non vi comparivano. Poi, per mio conto, avevo compilato un dizionario di parolacce, sulla scia de La mala lingua di Augusta Forconi: molto divertente, ma è sempre rimasto nel cassetto.
Nella lingua italiana, insomma, mi sono rimescolato e mi sono conosciuto, per dirla con Ungaretti. (E tutto ciò soprattutto grazie ai grandi maestri che ho avuto la fortuna di avere allora, in primis Riccardo Massano – che mi ha insegnato davvero a scrivere – e Guido Davico Bonino – che ha tenuto per platee di studenti/spettatori lezioni che erano sostanzialmente degli show. Pavese, poi, ha completato il tutto.)
Per caso mi sono imbattuto qualche settimana fa in questo Dizionario delle Combinazioni Lessicali. Poiché sono orgoglioso del mio scrivere (forse l’unica attività in cui davvero non temo confronti), è uno strumento che mi ha subito incuriosito.
Acquistatolo e sfogliatolo, ho poi conosciuto l’autore; e gli ho fatto qualche domanda per capire più a fondo la natura di quest’opera. Ecco qui le sue riflessioni.
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