Avevo un magone che non riuscivo a razionalizzare, un dolore che mi attanagliava il petto. E poiché so che, in casi come questo, quando la felicità ti sembra effimera e sfuggente, quando la serenità è poco più che una parola vuota di significato, i soldi spesi meglio sono in un biglietto aereo di andata e ritorno (il ritorno è fondamentale, senza dubbio) che ti porti lontano, ho chiesto asilo ad un amico, al ragazzo che viene dall’isola.
Lui mi ha accolto lietamente. Non mi ha chiesto molto del mio magone, né mi ha dato consigli. Da ragazzo intelligente qual è, sapeva benissimo che non sarebbe servito a nulla. Ma mi ha portato nel profondo della sua terra, tra scenari incantevoli e un cielo cangiante. Abbiamo scherzato, camminato, pranzato: le cose di tutti i giorni.
Poi come per magia mi ha lasciato da solo per un paio di minuti.
Io ero lì, nel Supramonte, all’imbrunire, davanti al granito spettacolare del monte Corrasi e al verde slavato di quei pascoli, alla grandezza della natura.
E all’improvviso ho capito.
Prima di tutto ho perdonato me stesso – me lo dovevo.
Poi ho perdonato chi mi aveva fatto soffrire: lietamente e serenamente. In silenzio, senza drammi, senza proclami.
Infine ho provato un senso enorme di gratitudine verso l’amico e verso le tante, tantissime persone cui sono debitore.
Sono bastate queste tre cose, e pof! Il magone, magicamente, se n’era andato.
Viene il giorno in cui, all’improvviso, capisci. Sono vivo, di che cosa dovrei avere paura?
Commenti
Ciao, da dove hai fatto quella foto? io abito a Nuoro in quella stessa via da dove si prende l’angolazione per quella foto! magari siamo vicini di casa!
Sì, è stata fatta da Nuoro però quella è stata – ahimé – l’unica volta che sono stato ad Oliena. Sicuramente un luogo magico. Invidio tantissimo chi come te abita su un’isola. Ciao!