Dopodomani mercoledì 22 dicembre è il giorno, per me (meglio per il mio libro). Un conto è progettare un libro, organizzarlo, scriverlo; una storia differente è decidere il formato, curare l’impaginazione, vederlo nascere, rompere le scatole ad ogni piè sospinto allo studio grafico per farsi mandare un PDF, sapere questo e quel dettaglio, chiedere quando ci saranno le copie.
È stato un parto, sì. Sto imparando a fare l’editore di me stesso. Questo libro mi gira qui intorno da qualche giorno ma solo mercoledì – mercoledì 22 dicembre 2010 – l’avrò fisicamente in mano, potrò dire che sarà uscito. Dieci giorni prima della fine dell’anno, come sapevo da oltre un anno. E quindi mi vengono in mente le parole di Jack Walsh (Robert De Niro) in Prima di mezzanotte: “Mezzanotte meno un quarto… ce l’avrei fatta”.
Oggi non voglio parlare dei contenuti. Oggi voglio tentare una cronaca di un’edizione, a memoria futura.
Intanto, quando ho pubblicato il mio secondo libro una cosa sapevo: che non sarebbero più trascorsi otto anni, com’era successo in quel caso rispetto al precedente, per pubblicare il terzo.
Il progetto nacque due anni fa. L’idea iniziale era quella di comporre un manuale ad uso del giovane professionista (creare un’attività, il marketing, la burocrazia, la logistica, le crisi eccetera). Ma il giorno stesso in cui lo presentai all’editore mi sono reso conto che non funzionava, che io non avevo le competenze e la voglia necessarie per scriverlo. Era l’inizio del 2009. Rimisi mestamente il progetto nel cassetto delle cose incompiute.
E tuttavia ce l’avevo dentro di me. L’estate 2009 mi portò consiglio, iniziai a scrivere, il progetto prese corpo e sostanza. A novembre scrivevo:
Il mio libro è arrivato a 8.185 parole, entro settembre 2010 sarà terminato, entro fine anno sarà (auto)pubblicato.
È diverso rispetto al progetto originario: più ampio e più circoscritto al tempo stesso. Parla di felicità (questo concetto che teniamo sempre così nascosto, di cui troppo spesso parliamo con circospezione e vergogna), fortuna, ricchezza, dell’autenticità come valore-guida per il secondo decennio del secolo, di come la tecnologia può facilitare il nostro lavoro e così via.
Sono i temi che conosco, quelli dove mi sento preparato e – soprattutto – sento di poter portare valore a chi si prenderà la briga di leggerlo. […]
Non insegnerò nulla, ma faciliterò il compito di chi vorrà imparare da sé.
Tra dicembre 2009 e gennaio di quest’anno mi sono messo sotto con decisione, e a quel punto lì il progetto era di fatto completato. Da allora è passato quasi un anno e la sostanza del libro stesso non è cambiata di molto; ma insomma è successo e ora lui è qui, mi accompagnerà.
Tanti anni fa su Langit apprezzai tantissimo un commento di una traduttrice:
Sono mamma. Per sempre!
Chi sia, ignoro; parlava comunque del suo pargolo. Ecco, io le figlie le ho già, ma ho sempre considerato Tesi & testi una mia creatura; e anche questi libri, a modo loro, lo sono. E l’ultimo, quello più gracilino, quello che ha avuto il parto più travagliato, è forse quello a cui ti affezioni di più, cui vuoi più bene.
Naturalmente spero che venga letto e apprezzato; soprattutto spero che sia utile a tante persone (10mila, è la mia previsione – thing big act small). Ma insomma io posso dire, con Pavese, che
La mia parte pubblica l’ho fatta – ciò che potevo. Ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti (Il mestiere di vivere, 16 agosto 1950).
E mi sento in pace con me.
Commenti
In bocca al lupo.
Grazie Luigi!
…arrivo in ritardo e solo adesso riesco a dirti in bocca al lupo…
e va benissimo Mario, molto apprezzato!
Spetoma ‘l liber, anlora….
che costansa!!
A smija nen mé second CDX !!!!