Mia cugina – cugina per parte di mamma, del ramo “povero” della famiglia, quella parte che sa di terra, fatica e nebbia – è una carissima persona. Le voglio bene anche per quel che rappresenta, ma soprattutto per come è lei.
È sempre in affanno, però. E non riuscivo a capire perché. Poi l’ho incontrata qualche settimana fa. E all’improvviso ho capito: non esercita abbastanza il perdono verso se stessa. Questo vuol dire vivere con un perenne senso di colpa (per colpe nella maggior parte dei casi non commesse, peraltro).
Volersi bene è importante. Jovanotti lo dice bene:
E ogni cicatrice è un autografo di Dio
nessuno potrà vivere la mia vita al posto mio
La vita di ciascuno di noi è piena di magagne grandi e piccole, di cose che non riusciamo a trasformare, di situazioni sulle quali non riusciamo a lasciare il segno; ma uno dei segreti della felicità – e forse il più importante – è quello di accettare ciò che non si riesce a cambiare, e passare oltre. Ce lo spiega bene Greg Norman:
Over the years, I learned that life is not so much about having what you want as wanting what you have, and that, in the long run, you have to make peace with yourself before you can be comfortable with everybody else.
Ecco, ritengo che questo fatto di fare pace con se stessi come primo e indispensabile passo verso la felicità sia assolutamente vero. Forse capita per caso, forse vuol dire “semplicemente” crescere, ad ogni modo dopo aver fatto pace con te stesso – e, di conseguenza, aver perdonato tutte le persone da cui ti ritieni in varia misura danneggiato e offeso – molte aree problematiche della tua vita andranno a posto da sole, come per magia.
Commenti
Io credo che fare pace con se stessi non significhi necessariamente essere indulgenti, giustificarsi qualsiasi errore, né essere i peggiori aguzzini di noi stessi. D’accordo la morale giudaico-cristiana, d’accordo la (mia) educazione prussiana, d’accordo una certa rigidità protestante o puritana. Ci sta tutto. Personalmente, ma molto personalmente, ritengo che “perdonarsi” sia più simile all’accettazione di se stessi. “Sei in quadrato in un mondo di cerchi” (o viceversa, non so più), mi disse uno che la sapeva lunga. Senza che né quadro né cerchi abbiamo alcuna connotazione positiva o negativa. Forme equivalenti ed equipollenti. Se sono un quadrato ho degli spigoli. Non posso negarlo. Né auspico che tali spigoli, che pure non mi piacciono, si trasformino in fonte di perenne infelicità. Io ci provo, ma in maniera onesta, senza snaturarmi, tendendo a migliorare. Riassumo: ho degli spigoli, ma vorrei essere tonda come la luna.