Di chi sono i nostri propri dati?


Una chiacchierata sulla mia pagina Facebook ha portato a un commento di un amico, che mi chiedeva perché non inserisco le mie recensioni – che in effetti, negli anni, sono venute a costituire una discreta collezione – su Anobii.

La mia risposta è stata che ars longa, vita brevis. Ma poi ci ho riflettuto nei giorni seguenti e penso che la realtà sia più ampia e sfaccettata.

Il motivo fondamentale è messo bene in luce da Fabian Kruse:

As our lives extend into the digital realm, personal sovereignty becomes a question of more than just our minds and bodies. It becomes a question of data and the web, and a question of how to control it.

Il cloud computing è un’opportunità straordinaria che abbiamo, qualcosa di mai visto prima nella storia, ma i dati che in varie forme spargiamo sui vari social network, siti eccetera non sono mai davvero nostri.

A meno che non siano sui nostri siti. E FB, nonostante l’aria amichevole e invitante, non è “nostro”. Ecco perché, anche se scrivere è uno dei miei mestieri e non basta scrivere perché lo scritto viva, bisogna trovare un pubblico, preferisco controllare per quanto possibile ciò che elaboro. Ho meno lettori di quanti potrei averne, si capisce, ma questo sito è il contenitore nel bene e nel male dei miei pensieri.

E se la strategia (vincente, tanto di cappello) di FB è far fare tutto il lavoro agli utenti, e se anche non mi dispiace affatto collaborare con altri siti amici (come il Cambiamento, per fare un esempio tra tanti), considero FB come una grossa opportunità, solo da prendere con tutta la provvisorietà del caso, qualcosa che domani potrebbe benissimo non esserci più.

Al contrario, i dati che sono su questo sito – gli articoli, i commenti, i video, le foto eccetera – sono miei (possono essere copiati, certo, ma questo è un altro problema e comunque non evitabile), e mia è la responsabilità.

A parer mio questa è una strategia che chiunque sia interessato a scrivere per un pubblico, a scrivere qualcosa che rimanga nel tempo, che vada più in là dell’interesse del momento o di un giro di stagione, dovrebbe considerare.

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