Eliminare il lavoro sporco


Segnalo questo articolo di Don DePalma, perché concerne una frontiera che dovrà per forza essere superata nella gestione dei progetti di traduzione.

In due parole, l’idea è di incaricare il sistema di fare buona parte del lavoro sporco, mentre il PM interviene solo quando ci sono eccezioni.

È una barriera di cui da anni tanti gli operatori del settore sono consci, perché i PM si scontrano continuamente con la ripetitività di compiti che potrebbero essere automatizzati. Ricordo che nel mio primo viaggio “d’affari” negli Stati Uniti, la mia valigia di cartone e io, uno degli incontri fu con un collega il quale mi parlò di un sistema che stava elaborando proprio con questo fine: forse era un precursore, probabilmente era troppo avanti con i tempi, poi i tempi andarono più avanti di lui e il progetto non divenne realtà; ma l’idea era proprio quella di togliere l’elemento umano dal processo ogniqualvolta ciò fosse pensabile.

Ricordo tutto questo con vividezza, ricordo il panorama che si godeva dal suo ufficio, il buco a Ground Zero lì sotto e, vicinissimo, il grattacielo dove sognavo di impiantare il mio ufficio americano. (Che delusione quando entrai, chiesi e seppi che era interamente occupato da un ente federale e non aveva spazi in affitto.)

Ma per tornare all’articolo, l’idea nasce da un problema che tutti i PM sperimentano continuamente: il fatto che qualunque progetto porti ad occuparsi di una serie di attività che potrebbero essere automatizzate.

Se expressIt è un portale che avrà successo ignoro, ma l’idea è vincente: ridurre del 90% i tempi necessari ad un progetto accorciando la catena della produzione. Dal punto di vista della traduzione le cose non cambiano, ma a livello gestionale la promessa è quella di rendere il più possibile agile il processo.

Comunque sia, tempi interessanti ci attendono.

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