Cambiare per star bene

Alla fine delle fini, cambiare non è difficile; solo, richiede metodo e applicazione, richiede costanza e capacità di sopportare le difficoltà inevitabili. Ecco perché la stragrande maggioranza delle persone non cambierà mai: si arrenderà un momento prima del cambiamento.

Alla fine delle fini, il mio 25×44 non è altro che buon senso applicato. Ho molto da dire, e soprattutto da scrivere, sul tema, ma a ben vedere penso anche che il tutto potrebbe riempire un paio di fogli A4, e sarebbe sufficiente.

(Cioè, insomma, come al solito la realtà è sfaccettata, e il medesimo concetto può avere significati differenti e anche opposti a seconda del destinatario: perché da un altro punto di vista servirebbe un La vita 2.1 di 400 pagine.)

Scrive Paula Radcliffe:

La maggior parte di noi ha la tendenza a concentrarsi su come stanno andando le cose al momento, reiterando nella mente sempre gli stessi pensieri, per tutta la vita. Così facendo perpetuiamo all’infinito le stesse situazioni, mantenendo immutata la nostra versione di “realtà”.

(Paula Radcliffe non è una filosofa di professione, anche se in effetti il suo mestiere – maratoneta – può per tanti aspetti essere assimilato a quello di filosofo.)

Questa, ad ogni modo, è la pars distruens. Ma per fortuna c’è anche quella costruens:

Però, noi non siamo prigionieri di questo schema: abbiamo a portata di mano gli strumenti che ci consentono di cambiarlo, e il più efficace di tutti è l’immaginazione.

Dunque il primo passo è immaginare il futuro possibile, desiderato; e poi lavorarci, e poi non arrendersi davanti alle difficoltà e ai fastidi che incontreremo.

Se puoi immaginarlo puoi farlo, ecco.

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