Perché scrivo?

Molti anni fa, quando avevo finalmente trovato la mia strada – lettere all’università – e mi ero dedicato seriamente alla lettura e alla scrittura, apprezzai tantissimo un volumetto dal titolo Perché scrivete?, in cui un centinaio di autori spiegava le ragioni che li spingeva a scrivere.

Ebbene, quel libro mi è tornato in mente in questi giorni, con la lettura di questo post di Fabian Kruse, in cui l’autore mette l’accento su alcuni punti relativi all’attività di blogging sui quali vale, io credo, la pena di riflettere.

Il punto cruciale è quello del pensare (scrivere) a voce alta (“thinking in public”): e questo è un vantaggio indubbio sia per chi scrive, che da una parte si espone ma dall’altra riesce a fissare meglio i suoi pensieri e a partorire dunque nuove idee, o nuove versioni di idee antiche, sia per chi legge, dal momento che può spingere il suo pensiero in terre ancora incognite. O, per dirla con Fabian:

The only thing worse than a half-assed intellectual dinghy in your blogging river is the half-finished genius battleship that never leaves the dockyard.

E pazienza se qualche volta si scriveranno delle sciocchezze oppure si metterà dell’aria fritta all’onore del mondo, perché i vantaggi saranno certamente superiori. Poi certo, i motivi che ci spingono a scrivere sono potenzialmente infiniti, ma il fatto di pensare a voce alta è foriero di sviluppi e di futuro.

Experiment as a method (estensibile a qualunque nostra attività).

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