La linea sottile

impasti
A stare qui in mezzo a queste montagne, tra i bambini che giocano, a sentire lingue che si mescolano con naturalezza (l’italiano, alcune lingue dell’est, tante varianti della mia lingua madre), mi sento cucita addosso la descrizione di pecoranera:

Quando si inizia a essere la propria idea non c’è più necessità di parlarne, di farne propaganda, di urlarla addosso al mondo. Eccomi, sono qua a coltivare i miei pomodori, era questo che aveva sostituito le infinite discussioni sui massimi sistemi. Quel che avrei da dirvi lo sto facendo.

Non servono tante parole, qui c’è già tutto (tomatoes included).

E allora nella tranquillità di questi luoghi mi sovviene anche un altro pensiero: di aver sempre fatto il bravo ragazzo (perché questa è la mia natura), di essere ligio al dovere, per anni di aver parlato solo quando interrogato e – per questi fatti – di essermi tante volte sentito un deficiente… poi però basta una parola, un gesto, uno sguardo di qualcuno e capisco perché l’ho fatto, che tutto accade per una ragione.

Capisco insomma che rispettare il mio prossimo non è solo buona educazione, ma qualcosa di più profondo, che lascia il segno e lo lascerà anche domani, sia dentro di me che nel mio piccolo mondo.

Non potei fare diversamente; ma nemmeno lo vorrei.

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