46 (per davvero)

Porto Pollo
C’è un luogo – i miei venticinque lettori lo sanno – che più di altri io chiamo casa in questo territorio immenso e disabitato, splendido e solitario che è la Corsica, ed è un piccolo paese che chiude a nord il golfo del Valinco, lieu dit Porto Pollo.

Ieri – ehm – era il mio genetliaco numero quarantasei (queste cose accadono e non puoi farci nulla, sorry). Da qui, dalla Balagna a laggiù è una sorta di viaggio della speranza – una delle caratteristiche della Corsica, positiva oppure negativa a seconda di come la si vede, è che nessun luogo è lontano e nessun luogo è vicino -, ma seguendo una tradizione iniziata l’anno scorso ho scelto, come regalo, una gita in quei luoghi per me magici.

Che cosa c’è di sensato nel passare tante ore in auto pur di vedere per una volta ancora un luogo che ti rende felice? Be’, apparentemente nulla se non – e non è poco, almeno per me non è punto poco – la felicità insita in quell’osservare. Passeggiare per quei luoghi, ricordarsi episodi accaduti tanti anni fa: l’ammonimento montiano di non tornare a Monesiglio non valeva ieri, ieri ero felice e basta.

E il fatto che, per una sorta di combinazione, queste sensazioni siano state provate in un giorno che segna un passaggio aggiunge ancora un po’ di sale al tutto: il mio corpo lentamente invecchia con me, io mi sono affezionato ai miei capelli grigi che non cambierei per nessun altro colore al mondo; e insomma ieri a Porto Pollo c’ero io, io davvero.

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[…] lumin fòra dla fnestra (un pòch ëdcò përchè a l’é l’ùnica ròba che da sì, da la montagna an mes al mar, i peuss […]

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