Dieci anni

Noi abbiamo un problema.

Ce l’abbiamo come società tutta, ma oggi lo esaminiamo dal punto di vista di un giovane che sta per entrare, sta entrando o è appena entrato sul mercato del lavoro. Un traduttore, per esempio.

Partiamo da questo post di Giovanna Cosenza, che pubblica lo sfogo di una lavoratrice dell’intelletto che è impiegata per due lire.

Sara Crimi, che con l’editoria ci lavora, sulla sua pagina Facebook sintetizza tutto quanto in maniera efficace:

Basta con i piagnistei, sul serio.
Tirare fuori gli attributi e smettere di menarsela col lavoro intellettuale.

Allora che cosa facciamo?

Prima considerazione: questa turbolenza che stiamo attraversando contiene già in sé, per forza e di necessità, la sua soluzione, solo che noi non la vediamo ora. Il fatto che non la vediamo non significa però che non esista. (Nassim Taleb docet; e non solo col suo Cigno nero, ma anche col suo Antifragile che sto leggendo da un mese – lettura difficile, lentissima, da digerire, affascinante, piena di significati.)

Nessuno ha (per ora) grandi risposte, dunque; ma questo non ci deve scoraggiare. Se io non avessi una vita “avviata” e fossi un giovane oggi, probabilmente andrei all’ estero – in Cile, è pressoché sicuro –; ma questa è solo una risposta parziale.

Possiamo ripartire dai fondamentali, questo sì. Ho letto per esempio questo post di Marco Cevoli in cui si raccontano fatti prosaici; ma, per fare uno yogiberrismo, in teoria la teoria e la pratica sono la stessa cosa, ma in pratica no.

E poi le risposte non possono arrivare tutte insieme e tutte subito. (Anch’io passata la ventina mi sentivo assolutamente perso, sapevo di essere intelligente e di avere doti ma non sapevo proprio che cosa fare dei miei talenti. Poi però la vita scorre, la vita è lunga, le cose cambiano, le cose succedono, diventi grande comunque e nonostante, a volte anche nonostante te stesso.) Pensiamo ad una soluzione a dieci anni, per esempio. A dieci anni, sì – non dieci minuti o dieci giorni o dieci mesi. Dieci mesi non bastano.

Nessuno ha le risposte, ma le risposte arrivano. A volte anche da sole. Dice Fabian Kruse:

Isn’t it weird that most people, when they want to get smarter, slimmer or stronger, want immediate results? It seems like all they’re willing to put in is a bunch of money, but as little time as possible.

E:

Are you fucking kidding me?

E ancora:

We can’t all be Jack Kerouacs and write a bestselling novel in a few nights of typing frenzy. And even if we were, we’d still need years and years of preparation to get to that point!

Look at it from the other end: If you give yourself enough time, you can do pretty much anything.

E questo risponde anche a Sara e chiude il cerchio, perché come dicono spesso le mie figlie quando chiedo loro qualcosa:

E un attimo!

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