Ottobre, andiamo

collina
Ieri mi sono ricordato di quando, da ragazzo, mi chiamavano Gianni diesel – perché in tutto ciò che facevo c’era lentezza iniziale, e poi man mano prendevo coraggio, mi lasciavo andare e da un certo punto in poi davo il massimo. E andavo forte. Ebbene, io sono così – è un tratto di me che non posso né voglio modificare.

Ieri questa era la sfida. Per i primi quattro kilometri, che erano in piano, ho corso al mio passo tranquillo; poi ho affrontato con calma la salita, e ho continuato a correre piano anche quando la pendenza si faceva proibitiva.

Poi è iniziata la discesa e una cosa bella, strana e bella, mi è successa. Ho iniziato ad accelerare, a correre sempre più forte. Non è importante che in questo fare abbia superato diversi corridori (anche perché probabilmente la maggior parte di loro non era lì per competere), ma è importante relativamente a me stesso: non sapevo nemmeno di esserne capace. Finire la corsa senza camminare mai sarebbe già stata ricompensa sufficiente; invece accorgermi che una volta preso lo slancio potevo andare avanti quasi per forza d’inerzia, e che in ciò facendo potevo ottenere dei buoni risultati (parlo per me, ovvio – tutto è relativo) è stato semplicemente bellissimo. Bellissimo e soddisfacente.

Allora la lezione appresa, in una parola, è:

Keep grinding.

Arrivo tardi alle cose? E pazienza, va bene così. Ho ripensato anche a quel che avevo descritto qui e al fatto che, insomma, alla meta si può arrivare in un milione di maniere differenti, e che come dice quel proverbio cinese che amo citare:

Chi pensa che la frutta maturi tutta insieme come le ciliegie non sa nulla dell’uva.

Ho la consistenza tranquilla dell’uva e non la dirompenza delle ciliegie. Ci ho messo una vita intera a rendermene conto, va bene così.

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