Che cos’è la ricchezza?

Oggi partiamo da questo post dell’amico Fabian Kruse, il quale dice:

I’m not necessarily wealthy in terms of dollars, but I’m quite wealthy in terms of freely available hours.

Nel mio libro dicevo:

La vera ricchezza è data dal tempo che hai a disposizione, non dai soldi.

Aggiungo ora che enunciare questi “principi” è un conto, metterli davvero in pratica non è necessariamente la stessa cosa. Ancora Fabian:

The good thing: I feel that merely being conscious about it is already making a difference.

Tim Ferriss lo dice bene:

I am not the expert. I’m the guide and explorer.

Ovvero: qui – qui in questo luogo specifico, ma anche qui nel senso amplissimo delle nostre vite intere – si prova e si riprova, si sbaglia e si risbaglia per cercare di dare ordine ai nostri pensieri. Forse, alla fine e in buona sostanza, è questo che facciamo davvero, tutto il giorno e tutti i giorni.

L’obiettivo è dunque e comunque il tempo liberato. Liberato da fastidi inutili e da riempire di significato: sia per sé che aiutando gli altri. Naturalmente non tempo da buttare dalla finestra oziando, ma tempo da utilizzare al massimo per dare un significato pieno alla vita, in maniera da arrivare in punto di morte con un senso di missione compiuta.

Il malinteso di fondo riguardo alla ricchezza è dato dal fatto che negli ultimi due secoli l’economia è diventata una scienza talmente pervasiva nella società e di conseguenza in noi che siamo ormai abituati a misurare tutto in termini di denaro. Però che cosa ha a che fare l’approccio economico con la qualità, la profondità e la complessità della nostra esperienza?

Per dirla con le parole di un autore che mi è molto caro, Mihaly Csikszentmihalyi:

A community should be judged good not because it is technologically advanced, or swimming in material riches; it is good if it offers people a chance to enjoy as many aspects of their lives as possible, while allowing them to develop their potential in the pursuit of ever greater challenges.

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