Gli auguri – il resto verrà

Questo mio diario, nato sei anni fa per registrare le mie riflessioni sull’industria della traduzione e poi col tempo dilatatosi, modificatosi e cresciuto a contenere i miei pensieri in maniera più allargata – ho perso focus, questo è certo; ma io non voglio (né so) fare quello che mi conviene, voglio fare quello che mi va –, è anche lo specchio della mia ingenuità e del mio candore, che a volte sono un valore e a volte un difetto; ma sono sempre parte di me. Io non so mentire, e di conseguenza non so scrivere per finta.

Ora che Natale si avvicina – e Natale magari puoi non sopportarlo per lunghissimi periodi della vita per gli obblighi che comporta, ma quando hai bambini che gironzolano per casa è sempre un avvenimento magico, e non c’è da aggiungere altro –, questo post è sostanzialmente un augurio ai miei venticinque lettori.

A volte mi pare di smarrire gli obiettivi, di non sapere perché faccio le cose; tante volte i compiti che mi attendono mi paiono troppo difficili ma poi so, so che capita qualcosa che mi fare capire il perché di patimenti e tribolazioni che, a viverli, paiono troppo grandi e comunque ingiusti.

Tante cose mi hanno ferito ma insomma sono ancora qui. Mi sono svegliato, questa mattina, e questa è già una vittoria. Tanti sogni sono caduti ma questa caduta l’ho metabolizzata, qualunque cosa sia successa e di chiunque sia la colpa è acqua passata. Penso, con Quasimodo, che

non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo

e questo mi basta. Che le lacrime arrivino o no non ha importanza, perché non è qualcosa su cui io abbia potere. (Cioè, so che non arriveranno e va bene così, facciamo prima.)

Ho dentro di me le risorse che servono. E quando non bastano ho l’appoggio di una famiglia solida, di quelle che ci sono anche quando potrebbe non parere. (O meglio, ci sono ma sono invisibili perché non vogliono apparire, sanno per istinto che l’esempio conta infinitamente di più delle belle parole.)

Insomma l’avvenire non mi spaventa, e il presente neppure. Mi capiteranno ancora brutte cose e cose bellissime, e andrà bene comunque. Le risposte sono tutte dentro di me. E sono pure giuste.

Per finire: un tempo preferivo l’augurio di buon anno (“perché Natale è un giorno soltanto”, pensavo). Ora considero il valore degli auguri per questo giorno magico, che è quello che faccio – di cuore – ai miei venticinque lettori; e il resto verrà da sé.

Commenti

Sabina ha detto:

Un post che ha colto di sorpresa la tua lettrice numero venticinque, con tessera fedeltà, però, che si aspettava molto meno e vi ha invece trovato così tanto. Anche a te, auguri.

giannidavico ha detto:

Commossamente (con mente mossa) ti ringrazio davvero.

Ylenia ha detto:

Bel post, molto personale. Tanti auguri anche a te!

giannidavico ha detto:

Grazie Maria José, splendidi pensieri!

Sandro ha detto:

Non faccio parte dei venticinque, sono capitato qui per caso.
Ho visto nascere la tua avventura lavorativa molti anni fa e sono felice che stia continuando a percorrere bene la propria strada.
Mi piace quello che scrivi e come lo scrivi.
Auguri anche a te Gianni, per un giorno e per un anno.
Ventisei.

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