Onestamente

Ho la sensazione che la mia scrittura giri troppo in tondo, negli ultimi tempi. Il mestiere c’è, questo lo so, ma mi pare che troppo spesso i contenuti facciano il giro intorno a se stessi; insomma che il mio scrivere sia nodoso e involto e, nella sostanza, non aggiunga più quel valore che aggiungeva nei primi tempi di questo blog e poi durante il periodo della pubblicazione del libro.

Dove vado da qui?

Che cosa succede a chi si è preso l’impegno con se stesso e con i suoi venticinque lettori di sfornare un post a settimana perché sente di avere tanto di dire e da dare, ma poi comincia lentamente ad arrotarsi su di sé e non produce più quel valore che si è impegnato a produrre?

Che cosa succede all’equilibrista sul filo quando il filo comincia ad ondeggiare? O quando la motivazione dello stare sul filo comincia a venire meno? È questa stanchezza un segno della mezza età, ovvero dell’accettazione dell’esistente, dell’adagiarsi alla medietà, alla mediocrità?

Ma non dovevo andare a vedere che cosa c’è alla fine dell’arcobaleno? Non sarà mica questo il tempo di ammettere che doveva andare cosà ma è andata così?

Ho riletto, a mo’ di esercizio, tutti i post di quest’anno. Ne apprezzo alcuni, ma in tanti altri casi mi pare di ripetermi, di dibattermi intorno a problemi che poi non riesco a risolvere. Ovvero di essere una sorta di buffone della vita, un Homer Clapp, un Giovannino heartless.

Questo è il mio grande mah relativo a questo blog, la paura che il mio scrivere non porti da nessuna parte. Forse la piccola utilità, se c’è, sta nella descrizione di sensazioni; e in questo sentire ritrovarmi con qualche anima bella come la mia. Forse è poco, o forse no.

Investigare, ancora investigare.

Commenti

sabina ha detto:

Ammetto che questa è la stessa domanda che mi sono posta anch’io, ancora ieri mentre correvo nel caldo torrido, accanto a papaveri più sfatti di me. Alla fine credo che scrivere sia per me, per capirmi, per non vivere a occhi chiusi e cuore retratto. Io ti leggo sempre e non ho la pretesa di trovare, ogni lunedì, una risposta ai quesiti dei tre mesi precedenti, né la previsione di quanto accadrà nel semestre a venire. Ti leggo perché mi richiami domande o semplicemente mi risvegli ai punti di sospensione che ancora sono presenti nella mia vita. Conto quel che conto, ma te lo volevo dire.

giannidavico ha detto:

Le tue parole sono aria fresca e pura, ti ringrazio di cuore. Credo che le nostre sensazioni si intendano bene, dopotutto.

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