Oggi vorrei sviluppare – abbozzare, almeno – un pensiero, che è quello della pianificazione a lungo termine.
Ovvero (la vedo dal mio punto di vista, ovviamente): penso che nonostante tutti i miei anni, nonostante le magagne, le cose che non vanno eccetera ho ancora tanto di bello da dare e da ricevere dagli anni a venire. Tanto, tanto davvero; a condizione, però, che il tempo sia inserito in un “disegno”, nella convinzione di fondo che quel che desideri, presto o tardi, si avvera.
Mi rendo conto che troppo spesso sono preso dai problemi del momento, dalle mille faccende di cui domattina mi sarò già completamente dimenticato – dunque affanni che non hanno importanza reale. E questo, credo, accomuna tutti quanti.
Mi ero dato un compito per la Corsica: la stesura di un file che ho chiamato “le 100 cose”, che è l’elenco di ciò che voglio fare da vivo. Ho cominciato, ma prende del tempo perché richiede tanto pensiero, tanta concentrazione. (E i miei capelli grigi sono un segnale non equivocabile che io di tempo non ne ho poi così tanto.) E ho capito anche che il risultato migliore posso averlo con brevi periodi di pensiero, in momenti di totale rilassamento e pensieri svuotati.
Sono convinto che questo è un punto importante: per questo ne parlo qui, adesso, pubblicamente, anche se ho solo mezze risposte, solo punti abbozzati, solo sette dei cento punti fissati. Ma è fondamentale.
E nel dettaglio ho capito che le direzioni che voglio prendere sono due soprattutto: una che riguarda il mio corpo (il camminare, lo sport) e l’altra che concerne lo scrivere (questi blog sono terapeutici, gli articoli sono terapeutici, sì; ma io voglio andare oltre, mangiarmi una collina – o forse più esattamente mangiarmi una montagna, un passo per volta).
Cerco di fare spesso questa attività, credo sia utile. Di più, sostanziale (“strategica”, avrei detto un tempo, nel tempo in cui volevo creare un’azienda che immaginavo di riempire di persone e progetti). Mi permetto di consigliarla a chi legge. E chiedo anche a chi legge qual è la sua strada in questo senso, ovvero come cerca di andare oltre al quotidiano, di lasciare un segno del proprio passaggio, di morire da vivo.
Commenti
Dove vado da qui?
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[cento punti per morire da vivo] https://t.co/OhWrzvY9nI
Ciao Gianni,
non sono tanto tecnologica. Quindi, non so se sto facendo le cose “per benino”. Un’amica mi ha inviato su Facebook la tua riflessione. In genere, non do mai seguito. Oggi però è diverso.
Mi interessa molto la tua idea di una pianificazione a lungo a termine, perchè dopo una vita passata a organizzare sempre tutto, qualcosa è venuto a interrompere questo flusso un po’ artificiale e ora sono solo nel “qui e adesso”. Da qualche tempo, mi dico però che ci deve essere un giusto mezzo. E sta forse, azzardo una pista, nell’ascoltare sempre et comunque ciò che abbiamo dentro. Ma per farlo, dobbiamo ridurre il rumore all’esterno. Grazie!
Già, e quella pista sono le sensazioni; ma io credo anche tanto nel mettere su carta le cose che si vogliono fare, ovvero prima immaginarle, viverle nel sogno e poi, di conseguenza, vederle realizzate. Grazie a te!