Le immagini non raccontano

scandeluzza
Per quanto le parole siano limitate nel descrivere le sensazioni, sono sempre più accurate e più profonde delle immagini. È anche per questo che scrivo, è anche per questo che tengo questo mio diario pubblico: perché so perfettamente che le parole sono inadeguate a descrivere delle sensazioni, ma le immagini, se da un lato facilitano il compito, dall’altro lo semplificano troppo, più di quanto sia necessario od opportuno.

Vale infatti sempre la replica di Italo Calvino a Elémire Zolla, che gli magnificava una scena di tempesta in un film (cito a memoria):

Come osi paragonare un’ondata cinematografica a quelle di Melville?

Io insomma cerco di avvicinarmi alla radice delle cose con i mezzi che ho – principalmente quindi la parola scritta; e poi anche camminando, correndo e muovendomi nel paesaggio intorno a me. (E rare volte mi sembra anche di riuscirci un pochino.)

Questa mattina sono partito per un giro sulla mia amata bici per le colline del Monferrato, meraviglie che trovo a due passi da casa: la nebbia avvolgeva il paesaggio, ma una foto – per quanto magnifica – non descriverebbe i pensieri, i mezzi pensieri, i pensieri abbozzati, la relazione più o meno profonda col paesaggio.

Questa mattina ero nel bel mezzo del mio Piemonte e mi sembrava una cosa bella.

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