Studio illegale

Per la prima volta dedico un intero post a un romanzo; ma non soltanto perché l’estate porta con sé in maniera naturale la voglia di letture più leggere, è che proprio si tratta di un libro che si sposa perfettamente con i temi di cui mi occupo da tempo.

Studio illegale, di Duchesne, a.k.a. Federico Baccomo, è il racconto – largamente autobiografico – di come la professione forense (o di “avvocato d’affari”, direbbe l’autore), così attraente dall’esterno, può essere in realtà alienante e portare l’individuo ben lontano dai suoi desideri e sogni. E questo è il collegamento con Brainfood.

Anche, mi ha colpito il sorprendente parallelismo con la vita del traduttore (e chissà di quanti altri mestieri e professioni che non conosco). A ben vedere infatti, l’avvocato (sì, il termine è probabilmente troppo generico ma rende l’idea) è motivato dalle medesime paure: di non guadagnare abbastanza, di perdere i clienti e così via. Questo lo spinge a ritmi di lavoro infernali e – visti da di fuori – senza senso alcuno.

Ma Andrea Campi, il protagonista, alla fine ne ha abbastanza e lascia lo studio, anche senza prospettive certe. Già solo questo suo coraggio gli vale una medaglia e un “bravo!” da parte mia. E quindi:

Il crepuscolo cala una cortina lucida sui palazzi mentre il vento si ferma un istante e poi riprende a soffiare, e il futuro mi sembra così banalmente bianco e bello. (p. 318)

(Alla fine, mettila come vuoi, chi decide di fare il salto poi col cavolo che si pente.)

Commenti

Uomini senza vento ha detto:

[…] narrativo, sia per stile di scrittura. Parlare di un romanzo qui potrebbe apparire fuori luogo (l’ho fatto una volta sola prima d’oggi), ma in realtà i temi sono quelli di cui mi occupo da tempo. In questo video Simone […]

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