C’è una cosa che io so che devo fare il giorno prima di lasciare quella terra benedetta: prendere l’auto e guidare piano verso i piccoli paesi dell’interno, camminarvi lentamente, sedermi qua e là per osservare i panorami o anche semplicemente le cose.
Sabato era quel giorno, e così ho fatto. Io preferirei andare a piedi, ma per questa specifica attività – che ha un nome preciso: Corsica blues – l’auto è necessaria o mi parrebbe sempre di avere troppo da vedere davanti a me.
Sabato sono stato in piccoli paesi della Balagna. Ho passato prima quelli più classici (Curbara, Sant’Antuninu, Pigna); però la bellezza troppo vicino al mare è finta, perché fatta a bella posta per il turista che ha poco tempo da dedicare alle visite, vuole stare sulla spiaggia. (Non è che a me la spiaggia non piaccia, ma la “mia” Corsica è la montagna in mezzo al mare: ovvero è prima di tutto terra e dopo, solo dopo, mare.)
Su un muretto mi sono seduto a guardare. La vista spaziava da Calinzana, là dove parte il sentiero più famoso d’Europa, fino a capu d’Occi, proprio sopra quel piccolo villaggio abbandonato (ma nell’anno 2000 la chiesa è stata completamente restaurata, il che ne fa un luogo d’incantagione e meraviglia, soprattutto se ci arrivi verso il tramonto).
Infine sono giunto a Montemaggiore, un paesino con un’unica bottega e un caffè, luogo di silenzio, “vero” luogo di Corsica. In quel paesino minuscolo mi sono riconciliato con quella terra, ho riposto le mie emozioni e sono stato in pace con me.
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Corsica blues http://t.co/TPB6Y4Ro11 [e da lunedì prossimo torno a parlare di traduzioni, lo giuro]