Learn as you go

Learn As You Go
Segnalo questo interessante post di Kevin Hendzel (del suo blog in generale avevo parlato qui), dedicato all’apprendistato dei traduttori.

Già, è sempre lo stesso problema (“La storia non contiene / il prima e il dopo”, direbbe Montale): come entro in un settore se non ho esperienza, anche se ho studiato anni e anni per fare questo mestiere?

La paura.

La paura, dice Hendzel, è una gran maestra, perché ti costringe a farti domande, semina dentro di te il dubbio. Perché quando tu traduci non devi solo conoscere l’argomento di cui stai parlando (ovvio), ma devi anche conoscere tutto ciò che il tuo scrittore conosce.

Hendzel racconta un’esperienza che ebbe agli inizi del suo percorso professionale come interprete involontario e assolutamente impreparato allo scopo, e, sebbene se la sia cavata,

that terror of desperation and self-doubt is a key reason I was later to succeed at professional translation – an activity where I was actually paid for my work.

E c’è un altro punto del suo discorso che mi ha colpito. Ma non è nel post, è nei commenti:

When I was young and going through the longest and toughest period of growth, about 10 years long, I was being paid 3 cents a word for my work as it was being re-written and revised and corrected.

It was the best investment of my life.

Ovvero: 3 centesimi sono pochissimi, e questo è pacifico; ma a determinate condizioni non sono solo assolutamente sufficienti, ma sono un investimento che si ripagherà mille volte nel corso della carriera di un traduttore.

Insomma imparare strada facendo non va bene, nel senso che è una strategia che presta il fianco a disastri (i nostri clienti non comprano dei semilavorati, comprano dei prodotti finiti). Perché – è la logica conclusione del post –

the industry urgently needs a feedback mechanism, a hard one, for beginning translators and it must be in place for a long period of time – if we are to have a new generation of expert translators out there – in all fields of translation, down to the simplest texts – who can actually beat Google Translate rather than spend the rest of their careers making minor corrections to it.

In sostanza: la preparazione di un traduttore non può essere solo formale, ma deve essere sostanziale (non importa che cosa dica un libro di testo, importa sapere come quel dato termine si traduce oggi in un reale contesto lavorativo).

Commenti

Sfide ha detto:

[…] margine del mio post di due settimane fa, desidero oggi affrontare un problema piuttosto sentito nella comunità dei traduttori. Kevin […]

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