Sfide

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A margine del mio post di due settimane fa, desidero oggi affrontare un problema piuttosto sentito nella comunità dei traduttori. Kevin Hendzel, il cui post ha dato la stura al mio e a un profluvio di commenti anche sulla lista ATA Business Practices (tanto che ha continuato a essere discusso per settimane dopo la pubblicazione), ha parlato tra gli altri argomenti della direzione presente e futura dell’ATA. Notava infatti sulla lista:

The experts are already going elsewhere.

ATA in some sense “competes” with other translator and interpreter associations for members and conference dollars (this may be one reason why membership has stalled and conference attendance has dropped every year since 2009).

Il che mi sembra molto vero: probabilmente il “mercato” dei nuovi traduttori è interessante per un’associazione del genere, ma appare altrettanto pacifico che quando un traduttore cresce professionalmente ha bisogno di sfide nuove, sfide che probabilmente l’ATA non è in grado di sottoporgli – e allora finisce in troppi casi per andare altrove.

La mia esperienza personale differisce da quella di un traduttore ma è indicativa: trovai nell’ATA il mio referente naturale, scoprii davvero la mia America, ma negli anni il bisogno di andare oltre, di avere sfide più vicine ai miei obiettivi si fece pressante e l’ALC mi offrì poi quello che cercavo.

Può essere anche che sia molto più complesso rappresentare traduttori esperti piuttosto che non i nuovi – lo concedo –, ma il problema generale rimane: se gli “esperti” vanno altrove, che cosa accade all’ATA? Non rischia forse di avvitarsi su di sé e di perdere quella spinta che ha avuto per oltre cinquant’anni?

E soprattutto: dove va a finire l’esperienza dei traduttori esperti? Non rischia di essere dispersa in troppi rivoli, o chiusa dentro a menti brillanti o, al più, in limitati conversari?

Che cosa succede a un traduttore quando cresce?

Commenti

Fabio Scaliti ha detto:

Ciao Gianni,

dal mio punto di vista, il traduttore esperto che, a torto o a ragione, inizia a rendersi conto delle proprie capacità e potenzialità e, quindi, di ciò che può differenziarlo sul mercato, inizia a rivolgersi ad altri consessi, non necessariamente gravitanti intorno al mondo della traduzione in senso stretto.

Non smette di imparare, studiare e migliorarsi, ma comincia a guardare maggiormente ai mercati e meno ai palcoscenici, più agli eventi propri dei settori ove trovare clienti e meno a convegni dove, spesso e volentieri, incontra tanti colleghi che ripetono sempre le stesse cose (lamentele o primi passi nel settore) o che, in un modo o nell’altro, non sono al suo stesso livello di maturazione professionale.

Come hai fatto tu con il passaggio da ATA ad ALC, il traduttore più esperto punta a cercare un ambiente dove ci siano più probabilità di imparare qualcosa di nuovo.

Se in ATA e in molte altre associazioni i relatori sono più o meno sempre gli stessi e le tematiche non si evolvono a sufficienza di anno in anno, non è detto che sia un peccato per tali associazioni; alla fine dei conti, anch’esse devono vendere i propri servizi.

A presto,

Fabio

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