Oggi la facciamo corta.
In uno dei miei primi post su questo mio diario pubblico, oltre sei anni fa, dichiaravo di non sapere che cosa significasse la parola “crisi”. (Un po’ era ingenuità, un po’ era spocchia.)
Poi questo fenomeno l’abbiamo subito in tutte le salse, nei media e nella realtà dei fatti, per cui pare diventata una seconda natura per chiunque.
Io forse allora ero troppo ottimista; per quanto mi riguarda, però, la peggiorata situazione economica della mia azienda – e di conseguenza mia e della mia famiglia – è più frutto di miei errori, che a loro volta sono lampi del caso, piuttosto che non di mancanza di lavoro.
Però, come ci ricorda zio Aldo detto Botti, classe ’28, chi ha costruito quel bel ponte di pietra sul rio Sasso non ha più il mal di pancia.
Quindi: il mal di pancia è un segno che siamo vivi. E, alla Zu, per essere vivo devi essere vivo.
In sostanza: ci sediamo in un luogo tranquillo, pensiamo al da farsi. Poi lo facciamo, e andiamo avanti.
Commenti
Avere il mal di pancia: http://t.co/zAQXeTWDKn [ci sediamo in un luogo tranquillo, pensiamo al da farsi. Poi lo facciamo, e andiamo avanti]
RT @GianniDavico: Avere il mal di pancia: http://t.co/zAQXeTWDKn [ci sediamo in un luogo tranquillo, pensiamo al da farsi. Poi lo facciamo,…