È un mese che sono qui, come l’anno scorso è giunta l’ora di migrare.
L’addio monti di oggi mi tocca nel profondo, come tutte le volte che lascio questi luoghi. (Un poco, o forse tanto, anche perché il tempo che passa abbrevia le volte in cui ciò ancora accadrà.) Ieri ho fatto i miei consueti giri a salutare le persone care. La sensazione è ancora quella di essere uno straniero a questa terra, ma diviene più lieve.
Questo è un paese piccolo con una comunità molto forte, un paese che evolve, che cambia, un paese fatto sia di giovani che di anziani. È insomma un pezzettino di mondo non dimenticato ma che fiorisce, e anche questo me lo fa apprezzare. (E non mi sorprende che giovani coppie vengano qui a mettere radici.)
In questo mese mi sono svuotato di tutte le tossine accumulate. Avrei voluto fare molto di più – certi giorni li ho passati semplicemente a guardare le cose, incapace di muovermi o di fare alcunché –, ma ripartire sereno è tantissimo. E poi la vita è fatta anche di passaggi a vuoto, di tempo che passa e basta.
La nostalgia del luogo mi prende. Ma non voglio combatterla, la lascio entrare dentro di me. Perché questo è un luogo magico con tanto di speciale. Ci saranno altri ritorni, altre partenze, altro sole e altra pioggia – per oggi va bene così.
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