Rifiutologia

Dunque, vado con ordine.

Il 24 novembre mia figlia piccola e io andiamo a vedere un film-documentario sui rifiuti, Meno 100 chili. Proiezione gratuita nell’unico cinema rimasto della mia cittadina.

Presenti i felici pochi di morantiana memoria; ma presente l’autore, Roberto Cavallo. Avrei voluto chiedere l’autografo al suo libro ma mi sono vergognato. Comunque.

Il maestro si è presentato quando l’allievo era pronto, diciamo. Sì, perché a casa mia, che è sì un ex orfanotrofio di fine Cinquecento diventato convento e poi sede della fabbrica di nonno Giovanni e comunque casa Davico da kent’annos, ma anche un condominio dove tra abitazioni e attività gravita una cinquantina di persone, con tutte le difficoltà che ciò può creare per quanto riguarda i rifiuti, il problema dei rifiuti esiste, e come! Esiste nel cortile – ormai è un’abitudine quasi divertente tirare su le cicche delle sigarette, e non credo passi settimana senza che io ne tiri su meno di cinquanta -, esiste soprattutto nei vari contenitori dei rifiuti. (Fortunatamente non sono il solo.)

In ogni caso quel film e poi quel libro hanno risvegliato in me il punto centrale: il punto centrale è che io posso fare qualcosa. Sarà qualcosa di piccolo, certo; ma non insignificante.

Il punto non è fare tanto in una volta sola, ma fare poco per volta tutti i giorni (o quasi). Il punto è che la rifiutologia praticata in questa maniera non è tanto diversa dall’allenamento sportivo: può essere divertente, può essere quasi un gioco.

E poi ci sono dei risultati laterali: per esempio da allora non compriamo più l’acqua nelle bottiglie di plastica ma andiamo a rifornirci con le bottiglie di vetro nei punti acqua del comune. (Qui l’analisi del risparmio per l’ambiente solo per la mia cittadina.)

Sono il rifiutologo di Palazzo Davico. E me ne vanto.

Commenti

Lascia un commento