Gabriella Gentile, Il mercato delle traduzioni: crisi o declino?

Lo spunto per questo post, della traduttrice Gabriella Gentile, è nato da un suo recente commento ad un mio vecchio articolo.

Ma il tema delle tariffe, si sa, è annoso e imperituro; e poi tocca ovviamente chiunque lavori per proprio conto. Ho chiesto allora a Gabriella di elaborare il suo pensiero sul tema. Il risultato è qui a seguire.

Enter Gabriella.

Lettera d’incarico, impegno, ricerche terminologiche, finalmente la consegna e la fattura: “siamo spiacenti ma il cliente ha limitato ulteriormente il budget e possiamo offrirle soltanto 0,05 centesimi a parola”.

La professione del traduttore, perché di professione si tratta, è oggi persa nell’ambiguità di un mercato in cui le agenzie cattive sono molte di più di quelle buone, in cui le tariffe da fame (inferiori rispetto agli anni precedenti) sembrano essere diventate uno standard di mercato.

Pensandoci su, come può essere possibile che negli anni le tariffe si abbassino invece di aumentare? È evidente che qualcosa non va. Medici, ingegneri e avvocati, hanno adeguato le tariffe al costo della vita così come sono aumentati i prezzi di beni e servizi e tutti pagano senza storcere il muso. Per le traduzioni però, sembra sempre che ci sia una certa difficoltà. A volte sono gli stessi traduttori (o presunti tali) che si svendono diventando pane per i denti delle agenzie a basso costo che promettono servizi accurati in 24 ore. L’agenzia ci guadagna e il presunto traduttore racimola, a fatica, un misero compenso che non garantisce nemmeno la sopravvivenza. A guardarli in cagnesco ci sono i traduttori professionisti, quelli che hanno alle spalle una solida esperienza tanto che possono rifiutare progetti low budget e conquistare la fiducia di clienti prospect.

Ebbene, più che una questione di budget è una questione di strategia. In sostanza, il mercato delle traduzioni di oggi non è né in crisi né in declino, è semplicemente in trasformazione, c’è l’esigenza del tutto e subito e dell’iper tecnologico che può risultare fastidioso al traduttore old school e del tutto normale al traduttore matricola. In questo nuovo equilibrio, vanno forte le agenzie che offrono servizi in tempo reale e traduttori cat tool muniti che grazie a basi terminologiche ben guarnite, riescono a rispettare tempistiche fino a qualche anno fa inimmaginabili. Il mercato, ormai liberissimo, è diventato teatro di guerra di traduttori che hanno l’astuzia di stare al passo con i tempi e che sanno rivendere la loro esperienza ai clienti giusti. Ma l’imperativo deve rimanere sempre quello di non praticare mai tariffe basse per vincere sugli avversari perché questo oltre ad essere una falsa vittoria è un attentato alla professione.

E il budget? Il budget è quella sottile linea rossa che separa il prodotto scadente dal prodotto di qualità. Succede sempre che una cosa pagata poco dura anche poco, quindi un cliente finale che risparmia su una traduzione non avrà un testo ben tradotto, mentre un’agenzia che paga poco non saprà tenersi né il cliente né il traduttore e non solo per una questione di prezzi ma anche per la cattiva gestione del lavoro. Un traduttore professionista si guarda bene dal farsi rappresentare da agenzie di questo tipo. Se il lavoro è accurato, pulito, e veloce, posso fare un prezzo da professionista senza paura di chiedere troppo, esiste ancora chi chiede e pretende qualità.

Per concludere, il mercato delle traduzioni benché libero, è ormai in una fase in cui andrebbero istituiti nuovi standard con l’appoggio e la garanzia di istituzioni e associazioni di categoria rinnovate. Chi vive di questa professione deve mantenere un livello qualitativo alto offrendo servizi riservati a clienti che possono permettersi di pagarli. Le agenzie e i clienti giusti che pagano il giusto esistono, ma è necessario che diventino la regola e non l’eccezione.

Commenti

Luigi Muzii ha detto:

Due parole sul primo commento di Gabriella Gentile, in cui si chiedeva “Perchè non esiste un tariffario per il mercato delle traduzioni?” Perché c’è una precisa norme di legge, su cui vigila l’antitrust che ha imposto, giustissimamente, la cancellazione dei tariffari.
La legge di riconoscimento delle professioni non regolamentate attraverso le associazioni di rappresentanza, di recentissima approvazione, va nella direzione auspicata alla fine di questo post.
Per i quesiti posti in apertura, invece, invito a leggere le cose che scrivo da anni per trovare una risposta. Da ultimo, le mie conversazioni con Paul Sulzberger, una delle quali citata anche qui.
Mi astengo dal fare commenti sulla richiesta di far chiudere delle attività.
Sulla qualità, registro la saggia annotazione di Marcela Reyes (http://goo.gl/cpG4v), ultima solo in ordine di tempo, preceduta da ben più autorevoli e apprezzati esperti di settore: “Quality does not sell! Quality is a given!”

Tariffe ha detto:

[…] Gabriella Gentile, Il mercato delle traduzioni: crisi o declino? feb 04 […]

Marco Cevoli ha detto:

Molto interessante tutto il dibattito trasversale ai vari post… c’è una cosa che non è stata ancora detta: spesso i clienti finali non hanno affatto bisogno di una traduzione professionale. Il grosso inganno dell’università è far credere agli studenti che *tutte* le traduzioni debbano essere un lavoro “di fino”, quando non è sempre così. Di materiale da tradurre ce n’è tantissimo, di ogni tipo, e c’è lavoro per tutti. Purtroppo, di materiale da tradurre “bene” ce n’è molto meno. Prendiamo un esempio facile. Un sito di ecommerce che vende scarpe. Quante scarpe in meno venderà se la traduzione contiene qualche errore, o se la traduzione è stata eseguita in modo automatico? Non c’è una risposta fissa, ovviamente, ma molto spesso la differenza, in termini di vendite, è irrisoria. Perché far tradurre il sito a un’agenzia o a un traduttore specializzato, allora?
Un traduttore dovrebbe capire che il suo lavoro è solo una fase di un processo più ampio, le cui logiche vanno ben oltre la “ricerca dei doppi spazi” e l’agognata “uniformità terminologica”. Finché non si capisce questo, si rimane fermi lì, alle crociate anti-noccioline, alle richieste di albi, alla difesa corporativa tout-court. Mentre il mondo va avanti.

giannidavico ha detto:

Sì, bravo Marco, questo è un punto importante: il collegamento tra la professione e il mercato, ovvero il fatto che questa professione *deve* tenere conto del mercato e non (perché è inutile e superato) parlare in termini di rispetto ecc.

Francesco Billè ha detto:

Condivido tutto quanto detto nell’articolo e nei commenti. D’accordissimo sul fatto che il mercato della traduzione si stia trasformando, ossia non è esatto affermare che sia in declino. Però il grosso problema secondo me è proprio quello dell’abbassamento delle tariffe, i cui maggiori responsabili sono i traduttori stessi (non tutti, per fortuna). Quella del traduttore freelance è una professione “accessibile a tutti”: c’è chi la svolge per camparci, chi per la gloria, chi per sport, chi perché non trova altro di meglio da fare ecc. Chiunque può crearsi un profilo su uno dei tanti siti-mercato della traduzione e offrire la tariffa che meglio crede fregandosene altamente del mercato. Il panorama è ampio e le motivazioni professionali le più disparate. Generalizzando al massimo, ho l’impressione che in gran parte dei casi chi svolge questa professione “per camparci” abbia maggiormente a cuore il destino delle tariffe. È chiaro che chi ha altre fonti di reddito (marito/moglie benestante, vive con mamma e papà ecc.) e/o non paga le tasse può anche permettersi di chiedere tariffe basse (fregandosene comunque del mercato)!

Gino Luka ha detto:

L’inutilità dell’antitrust

…”è un mondo nel quale la concorrenza è elevata al rango di assioma fondamentale e di principio direttore, ma dove l’ “eccesso” di concorrenza è denunciato come “selvaggio”. E’ un mondo nel quale gli atti intesi a limitare la concorrenza sono ritenuti criminali quando a intrapprenderli sono gli uomini d’affari e sono invece “sensati” quando a metterli in pratica sono i governi. E’ un mondo nel quale la legge è così vaga che gli uomini d’affari non hanno alcuna possibilità di sapere in anticipo se una determinata azione sarà dichiarata illegale prima del verdetto, a posteriori, di un giudice” (citazione di Alan Greenspan tratta dal libro di Ayn Rand “Capitalism, The Unknown Ideal”).
http://pinocchio.blogspirit.com/archive/2005/06/28/l_inutilita_dell_antitrust.html

Il problema non risiede unicamente nelle agenzie cattive. La traduzione è in declino perché come tutto è diventata volutamente di bassa qualità a prezzi stracciati. Come gli abit e il cibo. Il discount ci è portato da questo sistema economico mondiale che distugge senza pietà. Traduttori professionali validi, agenzie di traduzioni di qualità è duro – veramente duro esercitare con serenità il proprio mestiere. Chi dice ad esempio: se non siete soddsfatti sarete rismborsati dice il vero? Paga i traduttori ? O non li paga perché non si è fatto pagare? Il grossi colossi della traduzione (ne abbiamo uno in Italia, purtroppo! t….net) stanno distruggendo il mercato perché vendono anche la traduzione automatica legalizzata!

La qualità viene sempre richiesta, anche oggi, forse più che mai. Sono balle quando si dice : possiamo consegnare qualsiasi cosa basta che sia nella lingua richiesta. Il cliente è attento. Non confondiamo l’onestà con la disonestà e la cupidigia. Il mercato vuole la qualità a pochi euro… L’importante è tenere duro e demolire disonesti siano clienti o traduttori.

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