I pianti che mi sono fatto

È l’ultima volta che vengo a trovarti qui, ho detto a Ghidi. […] Spero che tu non sia arrabbiato con me perché me ne vado, ho continuato, aggiungendo altre tre pietre al monumento. Due sono cadute, una è rimasta. Io comunque non sono più arrabbiato con te, e nemmeno mi aspetto che da un giorno all’altro torni di sorpresa, o che rispondi quando ti parlo. So che non puoi.

(Eshkol Nevo, Nostalgia, traduzione di Elena Loewenthal)

Ho pensato tanto a questo giorno nelle settimane scorse, ne temevo l’arrivo e cercavo di elaborarlo dentro di me. Poi lui puntualmente è arrivato, e io forse sono riuscito nel mio intento.

Devo dire grazie a un’amica di penna conosciuta del tutto casualmente, che ha vissuto un’esperienza simile – anzi, certamente più forte – e quindi conosce bene la sensazione: le sue parole mi hanno aiutato tanto. Io parlavo di Batista e lei rispondeva.

E del resto all’età mia è fatale che si abbiano tante croci nel cuore (Ungaretti: “nel cuore / nessuna croce manca”). Ma divago, perché vorrei ritornare alle sensazioni di quel giorno, alla luce diafana, al luogo preciso dove mi trovavo, alla mia posizione rispetto alla finestra, soprattutto al gelo che mi colse, una sorta di senso di colpa da cui non potevo tornare indietro. In quell’istante vissi un’esperienza del tutto simile al momento nel quale tanti anni prima avevo saputo che nonna Teresa era morta. Sono quegli attimi in cui il corso dell’esistenza di una persona devia per sempre dalla sua rotta, prende una strada differente, e la persona lo avverte in maniera chiara, seppure ancora molto confusa. Chiara e confusa nello stesso tempo, nebulosa e limpidissima. Matthew Arnold ci spiega (forse) come questo sia possibile:

Below the surface-stream, shallow and light,
Of what we say we feel—below the stream,
As light, of what we think we feel—there flows
With noiseless current strong, obscure and deep,
The central stream of what we feel indeed.

La differenza rispetto a quel 20 dicembre 2016 è che oggi posso scriverne in maniera quasi lieta. Non gliene voglio più per non essere qua con me. A volte mi viene da pensare a quante belle cose, progetti, risate avremmo fatto insieme in questi anni. A volte mi verrebbe da andarlo a prendere per la collottola e dirgli Batista, ti ‘t sa nen lòn ch’a veul dì avèj quasi 60 agn; set-te sì, adess it lo spiegh.

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