Anche l’ultima volta disse che si sentiva un po’ stanca e, se si fosse stesa un po’ sul letto, le sarebbe passato. Ma dal suo polso impazzito io capivo che quella volta era proprio l’ultima. Quando chiuse gli occhi e perse conoscenza, mi resi conto e, anche se per tanti anni m’ero preparato, mi ritrovai impreparato. Ero solo accanto a lei e ricordo che continuavo a pensare una cosa infantile: che era la prima volta che mia madre mi abbandonava a me stesso, senza farmi coraggio.
(Luca Goldoni, Se torno a nascere)
Se ne è andato in questi giorni uno dei miei quattro maestri, Luca Goldoni.
(Gli altri sono Ugo Foscolo, Cesare Pavese e Italo Lana.)
Mi è venuto spontaneo, allora, pensare a che cosa ha significato per me, prima come scrittore e poi anche come persona reale. Sono andato indietro con la memoria fino all’estate del 1989, momento in cui grazie ad un’amica scoprii questo scrittore leggero e acuto allo stesso tempo.
Fu amore a prima vista. Ricordo le quantità di tempo speso sulle bancarelle di via Po e di corso Siccardi a cercare i suoi volumi, usati, che divoravo e che negli anni ho riletto infinite volte, la fatica che feci per arrivare alla collezione completa, e la gioia nel vedere quei libri inanellarsi. L’ultimo, introvabile (da un punto di vista cronologico il primo, in realtà), me lo spedì lui stesso tantissimi anni dopo, accompagnato da una dedica che conservo gelosamente. Perché anche il dialogo costante con i suoi lettori è stata una caratteristica precipua di questo autore, un segno di umanità che rimane.
Alcuni suoi sintagmi (“appoggiami il formaggio” su tutti) sono diventati parte del mio lessico familiare. E quando adoperi la lingua di qualcuno come tua il significato è profondo: vuol dire che quelle parole messe insieme con grazia sono diventate parte di te.
Conoscerlo di persona è stato un raro privilegio. E nello stesso tempo una lieta conferma: meraviglioso fu scoprire che tra l’autore famoso e adorato e la persona che mi aveva invitato a casa propria non c’era distanza alcuna.
Nel tempo lo rividi alcune volte. E ricordo la sua ultima telefonata, tre anni fa. Ricordo il luogo in cui mi trovavo, le persone con cui ero (le mie figlie adorate), il momento molto difficile per me. Come avvertivo confusamente allora, quel giorno si chiuse un cerchio aperto oltre trent’anni prima. È la vita che scorre, oggi penso a Luca lietamente.
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