2012, un bilancio – e per il 2013…

VLUU L110  / Samsung L110
Come per il 2011, anche quest’anno ho pubblicato qui 52 articoli, uno per ciascun lunedì dell’anno. Ieri li ho scorsi tutti, perché penso che sia importante ogni tanto voltarsi indietro a vedere da dove arriviamo. I temi sono stati quelli annunciati, ovvero lavoro e filosofia spicciola: quel che cerco di fare in questo luogo è legare appunto il lavoro – la gestione dei progetti di traduzione nel mio caso, ma il discorso è ampliabile a qualunque occupazione – con il poco tempo che abbiamo. (E molto presto non avremo un anno in più, ma uno in meno, come direbbe don Bosco.)

A gennaio ho – abbiamo – dovuto fare i conti con la scomparsa di David Henderson, che non era solo un traduttore brillante ma anche uomo molto intelligente e persona di gran cuore. Qui e qui i miei ricordi, qui un bell’articolo di Cristina Caimotto, qui un ricordo del caro Giulio Pianese a.k.a. Zu (il che mi fa riandare con la mente alla sera in cui lo conobbi e al suo ingresso del tutto teatrale; e mi fa pensare che, caro Zu, devo mettere in agenda un articolo dedicato a te e, soprattutto, una birra da bere tu e io, a raccontarci fallimenti, emozioni e successi dei nostri primi 45 anni circa).

Ho parlato tanto di marketing: la mia passione per questo aspetto della professione è stata amplificata dai due seminari tenuti, ad aprile a Milano e a dicembre a Pisa (be’, anche questa è una maniera di lasciare un legato al mondo, un segno minimo del passaggio).

In estate ho parlato soprattutto della mia primogenita e delle sue esplorazioni (e per lei ho scritto il pezzo che considero più bello di tutto l’anno) e della Piatta. (Summer time calls for light thoughts, si sa.)

Per il 2013 le cose non cambieranno: cercherò di analizzare le mie emozioni legate sia alla professione, ovvero come possiamo spendere al meglio i talenti (avendo bene in mente che arrivare in cima serve solo a rendersi conto del fatto che non esiste nessuna cima), sia – e vorrei dire soprattutto – al tempo che scorre e che scivola via come rena dalle dita, come dice Carlo Betocchi:

Per cui
un vecchio come me s’alza dalla sua
sedia senza vacillare e si guarda
d’intorno. E s’accorge, senza averne
spavento, che il tempo scivola come
rena, e che il nuovo è tutto da venire
ancora tutto da venire: e sente
dire in sé sommessamente, dalla vita:
siamo parte dell’humus che prepara
il futuro, noi che ce ne andiamo.

Insomma è passato un altro anno e io non ho capito nulla, ma racconto comunque ciò che vedo e sento e tocco.

Lascia un commento